Un minuscolo ma prezioso ritratto come
autoritratto narcisistico, con l’autore in
posa di modello classico per ri-vivere il mito
del virtuoso musicista, impersonando un
raffinato violinista da camera immerso in una
delicata atmosfera orientale. Non a caso
l’opera è stata realizzata in India in
occasione del Diwali (festa della luce che
simboleggia la vittoria della vita sulla morte,
del bene sul male). Il gioco di parole del
titolo completa il tableau vivant, riaffermando i
valori dell’arte del suono attraverso uno
strumento non violento... Il lavoro, in
apparenza disimpegnato, assume un significato
ideologico, specialmente in tempi di grandi
violenze psicologiche e materiali. Come dire:
“Abbasso la guerra, evviva l’arte!”. L’Inno
a Tebaldini (autore, tra l’altro, di un
“Quintetto” per archi e pianoforte) conferma
la sensibilità visivo-musicale di Ontani.
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