Movimento lento e
grave in un arioso paesaggio, che nasce dalla
materia-colore appena mutata in forme sfuocate:
scenario che rimanda alla storia dell’arte e
alle leggende letterarie, percorso da un sinuoso
sentiero con un monastero sfiorato da nuvole
leggére e impetuose. Lassù l’umano e il
divino s’incontrano, come nell’opera di
Tebaldini. Dalla base prende avvio il crescendo
di immagini in un concerto dalle molteplici
suggestioni, dove “il naufragar m’è
dolce…”. Il tutto riconduce ai luoghi della
classicità, idealizzati e sublimati, anche se
demitizzati dall’atteggiamento concettuale
dell’autore.
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