Le espansioni e compenetrazioni coloristiche,
verso un altrove immaginario, sono
dominate da un rosso magnetico. Il tutto nel
tentativo di vincere la materia e penetrare
nell’invisibile, di rappresentare l’immensità
dell’universo, la profondità dell’animo
umano e le mutazioni dello spazio sonoro: aperto
infinito misurabile solo con gli strumenti della
sensibilità. Così si è espressa la
pittrice-poetessa, interpretando, con profonda
partecipazione, le intense e appassionate
composizioni del “Trittico leopardiano” di
Tebaldini: “L’Infinito”, “Amore
e morte” e “A se stesso”.
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