Nel corso
della sua lunga e nomadica esistenza, caratterizzata da intensa
attività e vaste relazioni in ambito europeo, Giovanni Tebaldini
ha spedito migliaia di lettere a personalità del mondo laico e
religioso. I destinatari privilegiati erano compositori, musicologi,
interpreti, cultori di musica, bibliotecari di conservatori e di altre
istituzioni, editori, intellettuali, autorità… Ma non
trascurava le persone comuni interessate all’arte del suono e al
suo lavoro.
Si tratta di lettere piuttosto estese, supportate fino all'ultimo da
lucidità; tutte autografe, scritte di getto e senza pentimenti,
con pennino e inchiostro; di solito impaginate sulle quattro facciate
di un foglio piegato. Con gli anni le righe tendono a
flettersi maggiormente verso il basso. Nonostante siano ordinate, la
loro lettura non è sempre agevole, specie nelle cartoline
postali o illustrate dove la grafia s’infittisce.
Non occorre il grafologo per analizzare carattere e inclinazioni
dell’autore. Esse esprimono chiaramente intelligenza e
sentimenti, ideologia e sapienza, capacità intuitive e
introspettive, intreccio tra fede e ragione (che connota tutto il suo
percorso), ideali e passioni… Riflettono in pieno il vissuto di
chi ha dovuto farsi strada da solo, superando avversità naturali
e ingiustizie. Evidenziano un Tebaldini dalle visioni antropologiche e
cosmopolite, schietto e diamantino, ossequioso e democratico, tenero e
disponibile, ma impegnato e inflessibile nel sostenere tesi,
documentare episodi, ridimensionare falsi miti; costruttivo nel dare
indicazioni teoriche e pratiche; combattivo nel sostenere verità
storiche e princìpi, nel ri-proporre valori atemporali, glorie
del passato o promesse del contemporaneo. Ai toni partecipati e
polemici dell’intransigente, che aveva un suo credo, si alternano
momenti di tolleranza, di tristezza e perfino di drammaticità
per gli accadimenti negativi che, tuttavia, sapeva accettare con
cristiana serenità. Non sono mai evasive e banali, ma dense di
dottrina e di calda umanità. Contengono profonde
riflessioni, informazioni di prima mano, citazioni colte - classiche e
moderne – che, tra l’altro, confermano la sua preparazione
interdisciplinare. Da un lato esprimono fiducia nel prossimo e
soddisfazione per i riconoscimenti ottenuti; dall’altro un certo
pessimismo. Sono il mezzo per veicolare, più liberamente,
pensiero ed esperienze; per confidare segreti e formulare giudizi anche
taglienti, sia pure con stile elegante e sensibilità poetica.
Svelano l’universo privato di un individuo che crede
nell’elevazione spirituale; aiutano ad entrare nella purezza del
suo animo; a capire la sua coerenza e il rigore. Portano i segni che
contribuiscono a delineare l’autoritratto più somigliante,
quello della vera identità.
Dunque, sono lo specchio della sua interiorità, degli amori
musicali, letterari e filosofici; dei ricordi e degli affetti
più cari. Pagine divulgative del grande libro della sua vita,
mai retoriche, anche quando egli torna sugli scottanti fatti che gli
avevano impedito di compiere fino in fondo la missione riformatrice, o
sugli acciacchi che non gli permettevano di essere
‘presente’, dinamico e iperattivo come un tempo.
C’è in T. la consapevolezza del suo talento, delle
responsabilità culturali e pedagogiche, ma anche
l’onestà di rispettare le qualità altrui. E, come
storiografo, si preoccupa che possano andare disperse le testimonianze
del suo lavoro.
Certamente l'epistolario - rimasto in gran parte inedito - fa conoscere
gli aspetti meno ufficiali della sua personalità, le motivazioni
della sua composita e circolare produzione; completa l’opera
scritta e musicale. Permette di ricostruire storie di altri personaggi,
di importanti opere e avvenimenti musicali, di teatri e conservatori;
di scoprire alcuni intrighi che condizionavano il settore…
Consente, cioè, di tessere le trame di un’epoca; di
cogliere il clima degli anni a cavallo di due secoli, ricco di fermenti
innovativi (dal tramonto dell’Ottocento alle aperture del
Novecento), vissuti da Tebaldini come protagonista e testimone tra i
più attendibili, anche perché, in veste di
paleografo-musicologo-didatta, aveva uno spiccato senso della storia.
Scaturito da una tensione etica e nutrito di entità immateriali,
finisce per assumere una funzione formativa pure sul piano morale.
I dati che si possono attingere da un simile giacimento di saperi e di
memorie sono essenziali anche per conoscere la genesi e gli esiti delle
composizioni tebaldiniane, nonché per documentare la cronologia.
Doverosamente, oggi, presso il "Centro" a lui intitolato, si stanno
riordinando e recuperando i vari materiali; mentre Anna Maria Novelli (nipote del Maestro) va curando, con
l’attenzione che merita la sua eredità intellettuale,
anche la trascrizione delle principali lettere.
Alla data del 15 maggio 2018 sono in corso di realizzazione o previste
le pubblicazioni dei carteggi di cui al PDF che segue.
Luciano Marucci
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