LA STAGIONE PARTENOPEA
A Tebaldini l’ambiente lauretano, dove aveva lavorato a lungo, in fondo, andava stretto. Da un lato aveva avuto l’opportunità di organizzare una Cappella Musicale e di attuare programmi degni di attenzione e plauso; dall’altro sentiva il peso di una banale quotidianità nel “borgo selvaggio” (a pochi chilometri da quello leopardiano), anche se spesso vi si sottraeva viaggiando per concerti, conferenze, commissioni e incontri d’arte. Il credito sul suo conto era solido in tutta Italia e in tante città aveva amici entusiasti che si servivano volentieri della sua alta professionalità. A Napoli vivevano la musicista Emilia Gubitosi e Anna Di Sanna, figlia di un facoltoso industriale. Nutrendo entrambe una vera passione per l’arte, in special modo per quella musicale, quasi ogni sera organizzavano concerti nel salotto di casa Di Sanna. L’industriale, peraltro, elargiva mezzi al Teatro San Carlo e perfino alla stagione lirica italiana del Coven Garden di Londra. Fu così che alle giovani venne in mente di costituire un’associazione musicale e un coro. Essendo Tebaldini esperto di polifonia, era naturale che lo coinvolgessero come organizzatore e direttore di una serie di concerti in cui proporre un repertorio di musiche del glorioso passato. La De Sanna intervenne con l’aiuto finanziario; Salvatore di Giacomo, reso partecipe del progetto, contribuì a far accrescere il piccolo manipolo di sostenitori. Si unirono ai primi, Matilde Serao, Remigia Gianturco (moglie dello statista), Angelo Conti, Gennaro Napoli, Alessandro Longo, Saverio Procida… e nacque l’Associazione “Alessandro Scarlatti”, ancora oggi vitale. La sede era la Chiesa della Croce di Lucca che Benedetto Croce aveva salvato dalla demolizione. Nell’aprile I919 - scenario la Chiesa di San Paolo Maggiore - Tebaldini diresse il concerto d’inaugurazione (per lui era il trentatreesimo della carriera), con musiche che egli aveva trascritto e già eseguito: Rappresentazione di Anima e di Corpo di Emilio de’ Cavalieri, Passio Sacra di Francesco de Ana, Laude Spirituale di Animuccia, Fuga in re minor. di Frescobaldi. Salvatore Di Giacomo s’incaricò di dettare la dedica al programma: “L’Associazione Scarlatti nasce nella gentile città della musica per nobilmente rivendicarle l’antico vanto che vi ebbe. Quanti sono napoletani d’intelletto e di cuore concorrano ad accrescerla e a sostenerla. Da oggi ella li chiama ai puri concerti italiani, rifiorenti tra gli anemoni dell’aprile e le prime rose di maggio”. Nelle settimane successive ci furono altri concerti - sempre organizzati e diretti da Tebaldini - con la Gubitosi, Maestra del Coro, e valenti interpreti. Si poterono ascoltare pezzi di Carissimi, Bassani, Gabrieli, Peri e Caccini, Lotti, Marcello, Galuppi. Anche il 1920 vide una interessante stagione concertistica, molto seguita e lodata, grazie al binomio Tebaldini-Gubitosi. Ai due si aggiunse Franco Michele Napolitano, organista ed egli stesso direttore d’orchestra, che diverrà marito di Emilia Gubitosi, la quale, in una “memoria” scritta a Tebaldini sulla storia della “Scarlatti”, gli dirà: “Quello che condusse alla vostra venuta a Napoli lo sapete, e a voi dobbiamo se da quel momento potemmo spiegare le ali!”. Il Maestro, per fare in modo che le esecuzioni fossero apprezzate dai più, tenne conferenze illustrative su “La camerata fiorentina”, “La musica spirituale”, “La funzione sociale dell’arte”. La collaborazione e l’affiatamento erano tali, che il nostro cominciò ad utilizzare il coro della “Scarlatti” per i suoi concerti, tra gli altri, quello a Ravenna per il VI Centenario Dantesco e a Lovere per le feste in onore della Beata Capitanio. E gli amici napoletani inserivano sue composizioni nei loro intrattenimenti concertistici: Sonata nel 1923, Marcia grave, Super flumina Babilonis e pezzi da Trilogia Sacra l’anno dopo. Quintetto gregoriano pel Natale nel 1935, Epicedio nel 1948. Tebaldini, una volta andato in pensione, pur mantenendo l’abitazione a Loreto, nel 1925 si trasferì a Napoli per un quinquennio. Infatti, un altro suo caro amico ed estimatore, Francesco Cilèa, lo chiamò a tenere lezioni di “Canto gregoriano e di Esegesi palestriniana” nel Conservatorio “San Pietro a Majella”, che dirigeva. In quel periodo curerà altri concerti e si produrrà in conferenze e commemorazioni su Scarlatti, Giuseppe Martucci, Marco Enrico Bossi (con l’esecuzione e la direzione di una Messa da requiem di Bossi stesso), Beethoven, Palestrina (con esempi musicali dai Recercari e dalle Messe Sine nomine, Aeterna Christi munera e Papae Marcelli), Verdi (per il venticinquesimo anniversario della morte), Padre Martini. Tra i nuovi amici egli conterà il giovane talento Mario Pilati, musicista e critico (scomparso precocemente), che nel 1929 sul “Bollettino Bibliografico Musicale” scriverà su di lui uno dei testi più completi e partecipati. Per Tebaldini la stagione partenopea rappresentò una parentesi felice, senza lotte, in cui poté mettere a buon frutto studi ed esperienze precedenti. Ma, tra tante soddisfazioni, visse l’ennesimo dolore familiare. Nel 1926 l’adorata moglie Angioletta fu colpita da un male incurabile e scomparve due anni dopo. Della sua grande famiglia non erano rimaste che due figlie: Emilia (già sposata a Milano) e Brigida (che lo seguirà ancora per qualche tempo). La consorte - preziosa consigliera e impareggiabile collaboratrice - lascerà in lui un vuoto che colmerà solo con la fede religiosa e quella negli ideali artistici.
[Per approfondimenti, vedi Convegno Pilati e la musica del Novecento a Napoli tra le due guerre, nella sezione del sito “Manifestazioni postume / Altri eventi”]
a cura del Centro Studi e Ricerche “Giovanni Tebaldini”
|
Tebaldini a Villa Floridiana di Napoli (1925) |
|