GIOVANNI TEBALDINI E IL TRIENNIO DI PADOVA
di Anna Maria Novelli*
L’Italia musicale a cavallo tra
Ottocento e Novecento è stata ricca di talenti - oggi, purtroppo,
pressoché dimenticati - che hanno dato contributi determinanti
all’evoluzione di questo linguaggio artistico universale. Tra chi
merita di essere adeguatamente riconsiderato, vi è certamente
Giovanni Tebaldini, personaggio dalla solida formazione culturale,
dalla spiccata vocazione per l’arte del suono, costantemente guidato
da profonda fede religiosa e da rigore morale nel perseguire gli
alti ideali in cui credeva.
Da qui il dovere di rivisitarne
l’opera multiforme, rimasta nell’ombra per mezzo secolo,
soffermandoci su quanto egli ha prodotto nel periodo in cui è stato
attivo a Padova.
Tebaldini nasce a Brescia nel 1864
da umile famiglia e, fin da ragazzo, mostra una insolita
predisposizione per la musica, allo studio della quale è
incoraggiato da un cugino, il futuro beato Padre Giovanni Piamarta1.
Inizialmente è autodidatta, poi
segue corsi di violino e pianoforte. A soli quindici anni viene
scritturato come maestro di coro in teatri di Macerata e Milano; a
diciassette è organista a Vespolate nel novarese. Nel 1883 si
iscrive al Regio Conservatorio di Milano, dove studia armonia,
contrappunto e fuga con Angelo Panzini, composizione con Amilcare
Ponchielli e organo con Polibio Fumagalli. Per far fronte alle spese
di soggiorno, la sera suona, come pianista accompagnatore, nella
scuola privata diretta da don Guerrino Amelli2,
l’iniziatore della riforma della musica sacra in Italia, e lì
approfondisce la conoscenza del canto gregoriano e della polifonia
vocale.
Grazie alla sua preparazione (non
soltanto nello specifico) e all’attitudine di critico e scrittore,
dal 1885 diviene collaboratore dei periodici “Musica sacra”,
“Gazzetta Musicale di Milano” (diretta da Giulio Ricordi) e dei
quotidiani “La Sentinella Bresciana” e “La Lega Lombarda”3.
Nello stesso
anno è chiamato come organista e direttore della Schola Cantorum a
Vaprio d’Adda4.
Espulso dal
Conservatorio per un articolo critico su una Messa del suo
professore Fumagalli, parte per la Sicilia e va a fare l’organista
nella Cattedrale di Piazza Armerina5.
Tra il 1887
e il 1888 riprende a Milano l’attività giornalistica e a Vaprio il
posto di organista. Quindi, dopo aver vinto un concorso della
Wagnerverein, si trasferisce in Germania, primo fra i numerosi
italiani succedutisi poi, a frequentare la famosa Kirchenmusikschule
di Regensburg, dove il suo credo spirituale va formandosi sotto la
sapiente guida dei professori Haberl e Haller. In quel periodo
comprende la necessità di avviare seri studi sui modelli classici,
in particolare su Giovanni Pierluigi da Palestrina, anche per
comporre in maniera moderna. Si porta a Monaco, Norimberga, Bayreuth
e assiste alle esecuzioni delle opere wagneriane.
Il ritmo della sua vita è intenso:
di giorno frequenta le lezioni e studia; di sera è spesso a teatro;
di notte scrive per la “Gazzetta Musicale di Milano” e per altre
testate le corrispondenze che gli permettono di vivere6.
Dal 1889, su proposta dello stesso Haberl, di Padre Angelo De Santi
e di Giuseppe Gallignani, diviene direttore della Schola Cantorum e
secondo maestro di Cappella a Venezia.
Negli Archivi della Biblioteca Marciana scopre partiture di grande
valore di autori del Rinascimento e del Barocco, che trascrive e
riduce in notazione moderna, facendole eseguire, sotto la sua
direzione, per la prima volta nel 1891, in un “Concerto Storico”
rimasto memorabile7. In quegli anni fonda una rivista,
“La Scuola Veneta di Musica Sacra”, dalle cui colonne disserta
animatamente di riforma8. Conosce Giuseppe Sarto, Vescovo
di Mantova, e, da lui sostenuto, inizia a battersi per il ritorno in
chiesa delle esecuzioni di canto gregoriano e polifonia.
Nel 1894
lascia la città lagunare, dove lo sostituisce l’amico Lorenzo
Perosi, e passa a dirigere la Cappella Musicale di Sant’Antonio a
Padova.
Arriva in un periodo di
grandi iniziative: sono in preparazione i festeggiamenti per il VII
centenario della nascita del Santo; la Basilica è in restauro su
progetto dell’architetto Camillo Boito (fratello di Arrigo); viene
costruito un nuovo imponente organo. La Veneranda Arca del Santo
spera di far comporre una Messa in onore di Sant’Antonio addirittura
a Giuseppe Verdi, ‘complici’ i fratelli Boito. Il Grande Maestro,
però, occupato a Parigi a curare rappresentazioni di sue opere, è
concentrato su tutt’altre ideazioni9. Dopo qualche mese
fa sapere di non poter assecondare la richiesta. Allora il
Presidente dell’Istituzione padovana dà mandato a Tebaldini di
comporla. Il giovane musicista vi si dedica col massimo impegno e la
sua Missa solemnis in honorem Sancti Antonii Patavini10,
non solo viene eseguita per le Feste centenarie, ma in molti altri
prestigiosi luoghi, anche all’estero. Boito gli fa pervenire i suoi
complimenti:
Caro Maestro
Tebaldini.
Milano, Giugno 1895
Mi affretto a restituirle la Messa
perché lei, senza dubbio, ne avrà bisogno urgente. L’ho letta tutta
ed ammirata in parecchie sue parti e specialmente dal Credo
in avanti sino alla fine.
È questa Messa, se non
m’inganno, un componimento che più procede e più s’innalza, e il
secondo Agnus Dei, colla chiarezza delle sue linee puramente
vocali e coll’intreccio delle sue scale palestriniane, incorona
nobilmente il bel lavoro.
E di ciò mi rallegro con lei
salutandola amichevolmente e stringendole la mano11.
Nel 1895 e ’96 il Kyrie, Sanctus e Agnus Dei di
tale Messa vengono premiati all’unanimità nei concorsi periodici
della Schola Cantorum di St. Gervais di Parigi; mentre nel 1899
l’intera composizione è pubblicata da Ricordi e recensita dalle più
qualificate riviste12. La già avviata riforma della
musica sacra procede a passi sicuri e Tebaldini, sempre assecondato
da Giuseppe Sarto divenuto Patriarca di Venezia, continua a
intervenire in prima persona, tra Lombardia e Veneto, per
realizzarla13. Nel frattempo non tralascia il lavoro di
paleografo e trova nella Biblioteca Antoniana un ricco fondo da cui
riesumare preziose partiture da trascrivere, ridurre ed eseguire.
Dirige messe di Palestrina, Costanzo Porta, Antonio Lotti, salmi
inediti di Bonifazio Pasquali, Orazio Colombani, Giulio Belli, G. B.
Ghizzolo, Bartolomeo Ratti, Giuseppe Tartini. Le suggestioni create
da certe sue esecuzioni traspaiono da una riflessione del M° Guido
Alberto Fano:
Mi si ravvisa nello spirito un
ricordo personale. Ero nella prima giovinezza, in quel periodo della
vita in cui tutto nell’anima si tramuta in sogno. Il bel tempio di
Sant’Antonio in quel giorno che sto rievocando, come sempre nel
periodo delle feste dedicate al Santo Protettore della città, era
stivato di gente. L’altar maggiore di Donatello era stato di recente
ripristinato per opera di Camillo Boito; un magnifico organo era
stato appena costruito; un mite profumo d’incenso vanito inebriava i
sensi e la fantasia. Per la prima volta allora, sotto la direzione
di Giovanni Tebaldini, io udii salmodiare melodie gregoriane,
modulare musiche del divino Palestrina [Missa Aeterna Christi
munera]. Orbene la commozione interna che ne provai fu tale che
non dimenticherò mai più; fu per me imbevuto fino allora di musica
moderna, specie drammatica e strumentale, una vera rivelazione; e
ricordo che ricevetti un’impressione così viva, che parevami, mi sia
permessa l’immagine, di avere nel mio spirito, come scolpito, lo
spirito di quei primi cristiani annientanti la propria individualità
nella contemplazione estetica del Divin Redentore14.
Dopo alcuni mesi di approfondite ricerche, ecco pronta l’edizione
L’Archivio Musicale della Cappella Antoniana, studio
storico-critico che Tebaldini struttura tutto da solo, non potendo
utilizzare – come egli stesso scrive nella prefazione – precedenti
esempi da seguire15. Il trattato risulta particolarmente
interessante e ne invia copia a Verdi e ad Arrigo Boito, il quale
gli indirizza la seguente lettera:
Caro Maestro e
Collega Milano, 8 febbraio 1896
Non volevo ringraziarla prima d’aver
assaggiato il dono, e il tempo di assaggiarlo attentamente m’è fino
ad ora mancato. Oggi (la prego di perdonarmi se è tardi) la
ringrazio e, dopo aver letto e apprezzato e chiuso il bel volume,
sono andato a collocarlo nella mia libreria in un degnissimo posto.
Ella ha saputo raccogliere in breve
tempo e coordinare assai bene ed esporre con chiarezza molti
materiali notevolissimi.
Le tre figure grandeggianti del
volume: Costanzo Porta, il Vallotti, il Tartini fanno nascere il
desiderio di pubblicazioni più ampie e questa è la missione d’un
editore di buona volontà. Auguro che codesto editore si trovi e che
l’edizione esca compilata ed illustrata da Lei16.
Anche Verdi gli
scrive e, in virtù della cultura musicale che il Tebaldini dimostra,
si instaura tra i due una relazione epistolare che sfocerà in
amicizia (coltivata fino alla morte del Cigno di Busseto).
L’argomento iniziale è quello dei
Te Deum di Padre Vallotti.
Eg. Maestro
Tebaldini,
Genova 18 febbraio 1896
Voglia
accettare le mie scuse, se non le ho parlato del suo libro ch’Ella
gentilmente mi inviava. Fui a Milano per qualche tempo, e tanto
occupato da non aver un momento di quiete per leggere quella sua
Illustrazione molto ben fatta, e molto utile tanto per la parte
storica quanto per la parte critica, sempre calma, imparziale,
severa e profonda.
Ella parla a
lungo del P. Vallotti di cui io sono ammiratore... anzi
riconoscente per alcuni studi fatti su suoi temi nella mia
gioventù; ed a p. 45 vedo citato un Te Deum del P. Vallotti!
È stata una
sorpresa per me che cerco da tanto tempo questa Cantica musicata,
senza trovarla né in Palestrina, né in altri suoi contemporanei! Di
altri Te Deum scritti per occasione alla fine del secolo
passato, od al principio di questo, mi importa poco: ma mi
piacerebbe assai conoscere questo del Vallotti... qualunque ne sia
il valore.
Mi rivolgo
per questo a Lei, e le domando se è possibile farne estrarre una
copia, ben s’intende per conto mio, e mandarmela qua, a Genova. Se
non si può, non ne parliamo più, e perdoni l’ardita domanda.
RingraziandoLa intanto della sua gentilezza e rallegrandomi con Lei
mi pregio dirmi Suo Dev.: G. Verdi17
Tebaldini gli
risponde il 22 febbraio:
Illustre Signor Maestro
Anzitutto La ringrazio sentitamente
delle incoraggianti parole ch’Ella ebbe per la modesta opera mia:
esse mi serviranno di sprone a studiar sempre con amore sulle pagine
dei nostri antichi maestri.
Il Te-Deum del P. Vallotti, da
me citato a pag. 45 del libro, dev’essere a Berlino; però qui ne
esistono altri due, uno a quattro voci, l’altro ad otto, con piccola
orchestra.
Poi havvene uno di Callegari – il
predecessore di Vallotti – che pure, a mio modesto avviso – ha
qualche pregio.
Ma poiché Ella desidera più precise
informazioni, mi permetto inviarLe un volume della Musica Divina
ove da pag. 402 alla fine troverà Te-Deum di Anerio,
Diego Ortiz ed I. Handl, tutti seguaci o contemporanei di
Palestrina.
Vedrà che mancano dei versetti:
quelli in canto polifonico devono essere alternati con la melodia
ambrosiana.
Di più mi pare che tanto Orlando di
Lasso, quanto Cristoforo Morales abbiano composto dei Te-Deum.
Spero potermi informare con
precisione e poscia mi farò un dovere di comunicarLe il risultato
delle mie ricerche.
Riguardo a quei di Vallotti, la
Presidenza dell’Arca ha stabilito per massima (perdoni se oso
adoperare con Lei un linguaggio simile) di non concedere il permesso
di trascrizione: Ma io son ben certo che se Ella volesse farne
richiesta diretta, la Presidenza si terrebbe appagata di onorare i
di Lei desideri.
Che se Ella non credesse opportuna
tale richiesta – e questo resta gelosamente fra di noi – spero aver
mezzo del pari di accondiscendere al suo desiderio. Tanto son quasi
certo che dopo una prima lettura i Te-Deum del Vallotti non
avranno altro interesse per Lei.
Con devozione profonda mi abbia
intanto per suo devoto ed umile servitore18.
La corrispondenza prosegue su
importanti argomenti fino a quando il Grande Maestro compone il
Te Deum.
Negli anni padovani Tebaldini
partecipa, da protagonista, a riunioni e congressi. È del 1894 la
sua commemorazione di Pierluigi da Palestrina a Parma19.
Nel maggio 1895 tiene una dotta conferenza a Padova sul cammino
dell’arte verso la spiritualità e in quel ‘movimento’ comprende la
restaurazione della musica sacra. Venendo a parlare della Cappella
Antoniana nella storia dell’arte musicale, riconosce i meriti
dell’ordine dei Conventuali che alla musica sacra hanno dato in ogni
epoca cultori celebrati20.
In ottobre va a Cornuda “per
preparare e dirigere, con Lorenzo Perosi, una adunanza
interdiocesana assai sintomatica per il momento in cui ebbe luogo e
per le persone che vi intervennero”21.
Visti i successi personali
conseguiti in materia di musica sacra, viene invitato a
rappresentare l’Italia in un analogo Congresso a Bilbao, dove il suo
appassionato ed erudito intervento ha un riscontro decisamente
positivo22. Nel 1897 a Milano commenta le composizioni
eseguite in un concerto di musica sacra vocale, a cura della
Cappella del Duomo, diretta dal M° Salvatore Gallotti23.
A Padova assistono ai suoi concerti
e sono suoi ospiti anche Fogazzaro, Fradeletto, Gallignani, Martucci,
Perosi, Pedrell, Capocci, Fortuny.
Nonostante gli impegni, non
tralascia di comporre. Scrive pezzi di musica sacra e profana
conservati, insieme a sue pubblicazioni, nell’Archivio Musicale
della Cappella Antoniana24.
Nell’ottobre del 1897 Verdi lo
invita nella sua Villa di Sant’Agata. Tebaldini soddisfa così
l’aspirazione, nutrita fin da ragazzo, di incontrare il mitico
Maestro sostenitore di quel “ritorno all’antico” che egli da anni va
praticando25.
Poiché Giuseppe Gallignani è
trasferito al Conservatorio di Milano, viene bandito il concorso al
posto di direttore per quello di Parma e Tebaldini decide di
parteciparvi. Mascagni, scrivendo alla moglie Lina, lo
definisce incontentabile, perché a Padova, a conti fatti, poteva
stare benissimo26. L’autore di Cavalleria Rusticana
non comprende quanto Tebaldini sia desideroso di esperienze
diversificate. Saggiate le proprie capacità di organizzatore e di
educatore, vuole provare a relazionarsi con i giovani, per
indirizzarli a una solida formazione.
Ottenuta la nomina, grazie ai titoli
fin lì accumulati, il 15 dicembre 1897 assume il nuovo incarico che
manterrà fino al 1902. Il suo
direttorato batterà strade nuove e non tutti ne comprenderanno le
finalità. Egli si preoccuperà, per esempio, di portare gli studenti
ad opere e concerti diretti da grandi direttori come Toscanini e
Richter; di sviluppare in loro una cultura interdisciplinare, di
farli esercitare in esecuzioni d’assieme organizzando un’orchestra
all’interno del Conservatorio; istituirà corsi speciali di canto
gregoriano e di polifonia da lui stesso tenuti. Tra gli allievi che
si distingueranno: Ildebrando Pizzetti, Vito Frazzi, Bruno Barilli,
Agide Tedoldi27…
Dopo lotte piuttosto accese per
l’affermazione dei suoi principi, decide di concorrere al posto di
direttore della Cappella di Loreto. Vince il concorso e opererà
nella città mariana fino al 1924.
Nel 1903
Giuseppe Sarto, divenuto Papa Pio X, emana il Motu proprio
con cui la Chiesa sancisce la riforma della musica sacra e Tebaldini
continua ad impegnarsi su questo fronte, attuando “un programma di
radicali riforme sulla base della restaurazione della vera musica
liturgica”28.
La sua
azione spazia dal campo dell’organizzazione e direzione di concerti
a quello di ameno e competente relatore in convegni e conferenze.
Nel 1917 e
nel 1923 promuove e dirige i “Concerti Spirituali” a Bologna29.
Nel 1919 è
tra i fondatori dell’Associazione “Alessandro Scarlatti” di Napoli,
per la quale cura e, ancora una volta dirige, alcuni concerti di
musica antica da lui riproposta30. Due anni dopo, per le
Celebrazioni del VI Centenario Dantesco a Ravenna, viene chiamato ad
allestire e dirigere la sua Trilogia Sacra, espressa con
melodie gregoriane, mottetti ed inni palestriniani collegati alle
tre Cantiche della Divina Commedia31. Nel 1925 a
Napoli commemora Giovanni Pierluigi da Palestrina con un discorso e
brani musicali illustrativi dalle opere del sommo Maestro32.
Nello stesso anno Francesco Cilèa gli affida la cattedra speciale di
“Esegesi del canto gregoriano e della polifonia palestriniana”
presso il Conservatorio “San Pietro a Majella” della città
partenopea, dove resterà un quinquennio; mentre nell’anno accademico
1930-‘31 ha la direzione artistica dell’Ateneo Musicale “Claudio
Monteverdi” di Genova.
Nel corso
della sua carriera riceve varie onorificenze tra cui la Commenda
dell’Ordine di San Silvestro dal Papa Pio X (1906), l’Encomio
Solenne dall’Accademia d’Italia (1940) e la nomina ad
Accademico di Santa Cecilia (1950).
Tebaldini è
rimasto attivo fino alla morte, avvenuta a San Benedetto del Tronto
l’11 maggio 1952, all’età di 88 anni.
Molta sua
produzione compositiva è di genere sacro (140 titoli): messe,
oratori, mottetti, salmi, inni, pezzi per organo… Da ricordare la
Messa funebre (in collaborazione con Marco Enrico Bossi, 1893),
che vinse il concorso della Regia Accademia Filarmonica Romana per
le annuali esequie di Re Vittorio Emanuele II al Pantheon di Roma;
la già citata Missa Solemnis, in onore di Sant’Antonio (1895
- op. 12); la Missa Conventualis, per 4 voci miste (1896 -
op. 15); l’oratorio Caecilia Nuptiae, per soprano, coro a 4
voci e piccola orchestra (1898-1931 - op. 21); la Missa pro
defunctis, per 4 e 5 voci miste (1908 - op. 35), eseguita nel
1908 al Pantheon in Roma per le esequie di Re Umberto I; il
Quintetto pel Natale (1933); il poema sinfonico Rapsodia di
Pasqua (1935-‘37), eseguito al Teatro Eiar di Torino nel 1938
sotto la direzione di Ildebrando Pizzetti; Padre, se mai questa
preghiera giunga al tuo silenzio (1947), ultima composizione, su
versi di Ada Negri.
Le opere di
musica profana sono 46. Tra i pezzi sinfonici e sinfonico-vocali,
il bozzetto per orchestra Fantasia araba (1887 - op. 11) sul
primo libretto di Luigi Illica; Marcia festiva (1897 - op.
20); Epicedio (1944-‘45). Tra le liriche da camera e i brani
corali: Ella tremante venne alfine (1904 - op. 32 n. 3), da
un testo di Gabriele D’Annunzio; L’Infinito (1904), A sé
stesso (1935) e Amore e Morte (1935), per i Canti
di Giacomo Leopardi; Ebbrezze de l’anima (1893 - op. 7), sei
liriche per tenore e pianoforte su versi dal “Mistero del poeta”
di Antonio Fogazzaro; Lux in tenebris (1912 - op. 37),
sette liriche da “Miranda” dello stesso Fogazzaro.
Oltre 100 le
trascrizioni italiane e straniere (eseguite in prestigiose sedi in
Italia e all’estero), tra cui L’incoronazione di Poppea di
Claudio Monteverdi; Jephte di Giacomo Carissimi,
Rappresentazione d’Anima e di Corpo di Emilio de’ Cavalieri (Ed.
M. Capra, Torino, 1914); Euridice di Jacopo Peri e Giulio
Caccini; Fuga in sol minore di Girolamo Frescobaldi e
Largo di G. B. Bassani (Ed. Ricordi, Milano, 1931); Totila
di Giovanni Legrenzi (Ed. Ricordi, Milano, 1937)33.
Dal 1890 al
1936 ha diretto circa 70 concerti nelle principali città italiane e
straniere, oltre quelli liturgici delle Cappelle Musicali di
Venezia, Padova e Loreto34.
Tebaldini, per la sua vasta
attività, la cultura musicale - geograficamente non confinata -
occupa un posto di rilievo nella moderna musicologia europea.
Tra gli
scritti di storia e critica: La riforma della musica sacra in
Italia (1888); Giuseppe Zarlino (1893); Gounod autore
di musica sacra (1894); G. P. da Palestrina (1894); il
già citato studio L’Archivio Musicale della Cappella Antoniana in
Padova (1895); Giuseppe Tartini (1896-‘97); Felipe
Pedrell e il Dramma Lirico spagnuolo (1897); Da Rossini a
Verdi (1901); La musica sacra nella storia e nella liturgia
(1904); Il “Motu proprio” di Pio X sulla Musica Sacra
(1904); L’elemento lirico nella musica sacra (1906);
Telepatia musicale (1909); La musica e le arti figurative
(1913); Giuseppe Verdi nella musica sacra (1913);
L’Archivio Musicale della Cappella Lauretana (1919);
Ferdinando Paër (1939); De la melodia verdiana (1941);
Verdi e Wagner (1941); Fuori del teatro (1951)35.
È del 1931
il suo libro Ildebrando Pizzetti nelle “memorie” di Giovanni
Tebaldini (Ed. Fresching, Parma, 1931).
Come
didatta, insieme con Bossi, ha redatto un Metodo di studio per
l’Organo moderno (1894)36, tuttora testo di
riferimento per quanti si dedicano a questo strumento; ha tradotto
dal tedesco il Trattato di composizione di Peter Piel
(Ed. Schwann, Düsseldorf, 1894).
Ben 172 le conferenze pubbliche
tenute in Italia e in altre nazioni.
Tra esse: Origini e finalità della musica sacra (1906-‘07);
La riforma della musica sacra in Italia (1896); L’anima
musicale di Venezia (1907); Palestrina e la polifonia
musicale (1907); La funzione sociale dell’arte (1907);
L’organo nella chiesa cattolica (1909); G. P. da Palestrina e
la musica spirituale (1920); La storia della musica in Europa
nel secolo XIX (1924); Lezioni di Storia, Estetica e Pratica
gregoriana (1929); La riviviscenza della tradizione
(1931); Esegesi palestriniana (1926); La scolastica del P.
G. B. Martini (1932-‘33); La Scuola Veneta ed i Gabrieli
(1933); L’arte di Beethoven (1935); La tradizione e
l’evoluzione nell’arte (1936); Scienza e fede (1945)37.
Autorevoli
le commemorazioni per Antonio Bazzini (Brescia, 24 agosto 1888);
Carlo Andreoli (Milano, 11 maggio e Mirandola, 10 ottobre
1910); G. M. Nanino (Tivoli, 8 aprile 1911); Giuseppe Verdi (Ancona
27 aprile, Osimo 11 maggio, San Severino Marche 24 settembre,
Sant’Elpidio a Mare 28 settembre, Macerata 20 ottobre, Recanati 30
ottobre 1913; Roma 24 gennaio 1914; Napoli 20 maggio 1926; San
Benedetto del Tronto 10 ottobre 1951); Giuseppe Martucci (Capua, 31
maggio 1914); Angelo Mariani (Ravenna, 11 ottobre 1921); Gaspare
Spontini (Majolati, 21 settembre e Ancona 14 novembre 1924;
Trieste, 11 gennaio 1925); G. P. da Palestrina (Parma, 22 novembre
1894; Napoli, 12 maggio 1925; Roma, 30 gennaio 1936); Alessandro
Scarlatti (Napoli, 27 dicembre 1925); Marco Enrico Bossi (Napoli, 24
marzo 1925); Ludwig van Beethoven (Parma, 24 gennaio e Napoli, 31
marzo 1927); Amilcare Ponchielli (Roma, 30 aprile 1934);
Gianbattista Pergolesi (Bologna, 19 maggio e Ancona, 25 giugno
1910).
Ha scritto
articoli su Amelli, Bellini, Berlioz, Boito, Buzenac, Fogazzaro,
Frescobaldi, Legrenzi, Martini, Mozart, Pace, G. P. da Palestrina,
Pergolesi, Perosi, Persiani, Pio X, Pizzetti, Ponchielli, Sgambati,
Terrabugio, Toscanini, Verdi, Wagner, Zuelli e altri.
Suoi approfonditi
studi su P. da Palestrina, Ponchielli e sull’estetica musicale (Domus
Aurea) sono rimasti inediti e attendono di trovare una degna
pubblicazione38.
Attualmente la
notevole attività creativa del Maestro viene riproposta
all’attenzione del mondo musicale grazie anche al Centro Studi e
Ricerche “Giovanni Tebaldini”39 che opera con l’obiettivo
di favorire la conoscenza della sua complessa figura di artista.
SOMMARIO
Lo studio inizia
con riferimenti bibliografici su Giovanni Tebaldini, correlati alla
sua poliedrica attività, e mette in luce il ruolo determinante da
lui avuto nella difesa di valori atemporali e nell’evoluzione del
linguaggio musicale. Quindi, rivisita il triennio in cui egli fu a
Padova come direttore della Cappella Antoniana: periodo che gli
diede l’opportunità di far conoscere le sue qualità di compositore,
organizzatore di manifestazioni, musicologo, riformatore di musica
sacra, organista, direttore di coi e d’orchestra, conferenziere,
oltre che di erudito paleografo. L’excursus sulla sua
carriera – densa di realizzazioni, incontri e avvenimenti – prosegue
fino agli ultimi anni della sua esistenza: dall’approdo alla
direzione del prestigioso Conservatorio di Parma (dove con passione
e impegno continuò un’incisiva azione innovativa nel rispetto della
gloriosa tradizione musicale italiana) alla lunga stazione
lauretana, all’incarico assunto nel Conservatorio di Napoli. Il
testo è completato da una puntuale sintesi della multiforme
produzione di Tebaldini e da una nota sul programma del Centro Studi
e Ricerche a lui intitolato.
SUMMARY
This study begins
with some biographical material on Giovanni Tebaldini, connected to
the wide range of his activities. It highlights his important
contribution to the defence of eternal values and to the development
of the language of music. It then reviews his three years in Padua
as director of the Antonian Chapel: in this period he exhibited his
qualities as composer; organiser of performances, musicologist,
reformer of sacred music, organist, director of choirs and
orchestras, lecturer and learned paleographer as well. The course of
his career – full of achievements, meetings and happenings –
continues up to the last years of his life: from the time of his
direction of the prestigious Conservatory of Parma (which he
directed with passion and commitment, continuing a work of
innovation within the framework of the glorious Italian musical
tradition) to the long period spent in Loreto and finally the
Conservatory of Naples. The text ends with a synthesis of his
wide-ranging work and with a note on the programme of the
Centro Studi e Ricerche, which is named after him.
______
N o t e
* Novelli Anna Maria (San
Benedetto del Tronto, 1942 – vive e lavora ad Ascoli Piceno) ha
insegnato fino al 2002. È nipote di Giovanni Tebaldini e opera
presso il Centro Studi e Ricerche a lui intitolato. Da ricercatrice
di storia locale, in collaborazione con Luciano Marucci e Renato
Novelli, ha pubblicato il libro-inchiesta A memoria d’uomo -
Cultura Popolare nel Piceno tra Sociologia e Arte (1998) e ha
coordinato “Laboratori di ricerca” per conto dell’Istituto per il
Movimento di Liberazione nelle Marche di Ascoli Piceno, collaborando
alla realizzazione di uno schedario didattico per la
fruizione del Museo delle Anfore di San Benedetto del Tronto.
Sempre con Marucci, ha curato il
libro-catalogo Rodare la fantasia con Rodari ad Ascoli
(2000), l’esposizione “FantaIronia” e gli atti relativi alla
Giornata di studi sullo scrittore; per il centenario verdiano del
2001 l’edizione Idealità convergenti. Giuseppe Verdi e Giovanni
Tebaldini. Nello stesso anno ha redatto la parte storica
del libro Per un Epicedio. Ha collaborato a periodici di
pedagogia (“Tuttoscuola”), letteratura (“Hortus”), storia (“Il
Santo”), musica (“Rivista Internazionale di Musica Sacra”, “BresciaMusica”),
tradizioni (“Hat”) e arte contemporanea (“Juliet”). Suoi reportages
di viaggi sono apparsi su “Avventure nel Mondo”. Ha diretto
“Laboratori di creatività” ispirati alle tecniche dell’artista e
designer Bruno Munari e di Rodari e partecipato, come animatrice, a
due edizioni della “Settimana dei Bambini del Mediterraneo” di
Ostuni. Attualmente è impegnata anche nella elaborazione dei
materiali informativi per questo sito web.
1.
Piamarta Giovanni (Brescia, 26 novembre 1841 – Remedello, 25
aprile 1913), divenuto sacerdote nel 1865, iniziò a organizzare una
fiorente vita oratoriana, maturando il disegno di aprire case-scuola
per preparare i giovani, soprattutto non abbienti, all’inserimento
nel contesto sociale. Nel 1886 fu inaugurato l’Istituto Artigianelli
e nel 1895 la “Colonia Agricola” di Remedello. Per dare continuità
al suo progetto, istituì la congregazione religiosa della “Sacra
Famiglia di Nazareth” e, con l’aiuto di Elisa Baldo, quella delle
“Umile Serve del Signore”. I suoi Istituti, attivi e apprezzati,
sono stati aperti anche in altri continenti. Piamarta, appassionato
di musica sacra, sostenne moralmente Tebaldini durante la sua
carriera e nel 1912 fece progettare, collaudare e inaugurare a lui
l’organo della Chiesa degli Artigianelli. T. ha composto due Inni
per l’Istituto, nel 1928 e nel 1936. Padre Piamarta nel 1998 è stato
beatificato da Papa Giovanni Paolo II.
2.
Amelli Guerrino (Milano, 18 marzo 1848 – Montecassino, 25
agosto 1933), fu sacerdote della diocesi di Milano, addetto alla
Biblioteca Ambrosiana. Autodidatta di musica, conobbe il movimento
ceciliano in Germania. Nel 1874 fu relatore sulla musica sacra al
primo Congresso Cattolico Italiano di Venezia, quando furono gettate
le fondamenta per l’Associazione Italiana di S. Cecilia e per la
restaurazione della musica sacra. Diede vita al periodico “Musica
sacra” che uscì dal 15 maggio 1877. Fondò a Milano la prima scuola
di musica intitolata a S. Cecilia, frequentata anche da T. Nel 1885
si fece monaco benedettino con il nome di Ambrogio Maria e si
trasferì nell’Abbazia di Montecassino. La rivista “Musica sacra” fu
rilevata dal conte Lurani, da G. Terrabugio e M. E. Bossi; Giuseppe
Gallignani ne divenne il direttore e T. il redattore. Alla morte di
Amelli, T. scrisse un sentito necrologio sul “Bollettino Ceciliano”,
n. 9 del settembre 1933.
3. La feconda attività di T. musicologo risulta nella sezione
“Bibliografia - Scritti di” del sito internet a lui riservato:
http://www.provincia.ap.it/tebaldini/index.htm
4.
Fu Guerrino Amelli che raccomandò a don Alberto Annoni,
parroco di Vaprio d’Adda T. che si fece apprezzare per la scelta del
repertorio e per l’esattezza delle esecuzioni. Sempre con l’appoggio
del parroco, il 19-20 settembre 1892 organizzò a Vaprio un’adunanza
della Società Regionale Lombarda di S. Gregorio.
5.
L’articolo che, da lì a un mese, doveva costare a T.
l’espulsione dal Conservatorio, fu scritto da lui, ma non era
firmato. Intitolato “Arte ed Artisti”, apparve sul quotidiano “La
Lega Lombarda” (di cui T. era critico musicale) il 2-3 gennaio 1886.
In esso T., infervorato dalle nuove tesi per la riforma della musica
sacra, con parole nemmeno troppo severe, criticava “le teatrali e
troppo frequenti sospensioni che infiorano questa nuova messa”,
eseguita il 30 dicembre 1885 nella Chiesa di S. Celso a Milano. La
vicenda fu rievocata dallo stesso T. nel testo Cantantibus
organis, in “Bollettino Ceciliano”, n. 3 del 1922 e da
Ernesto Moneta Caglio in Alle origini del movimento ceciliano in
Italia, “Musica sacra”, n. 6, 1963, p. 153.
6.
Il periodo ratisbonense (Natale 1888-agosto 1889) è
ampiamente documentato dalle lettere che egli scrisse al gesuita
Padre Angelo De Santi, che insegnava musica presso il Seminario
Vaticano di Roma ed era autorevole corrispondente della rivista “La
Civiltà Cattolica”. Il carteggio è conservato a Roma, presso
l’Archivio di “La Civiltà Cattolica”. Sui ricordi di Germania si
possono leggere anche due articoli dello stesso T.: “Dualismo
spirituale – Viaggio in Germania” I e II, su “Il Mondo musicale”, a.
I, n. 21 e n. 22, Roma, 15 novembre e 1 dicembre 1945.
7.
Il “Concerto Storico di musica sacra e profana” si tenne il
20 marzo nella Sala del Liceo Musicale “B. Marcello”. Per la prima
volta furono eseguiti pezzi di autori della Scuola Veneta del secolo
XVII: Martinengo, Rovetta, Cavalli, Rovettino, Bassani, Ziani,
Legrenzi. Le cronache dell’epoca parlarono di “fatto musicalmente
notevolissimo” (“Gazzetta Musicale di Milano”, n. 13, 29 marzo
1891); di “una interpretazione geniale, impareggiabile” (“La
Venezia”, 21 marzo 1891), riconoscendo a T. talento innovativo e
preparazione storico-musicale.
8.
Il mensile, pubblicato prima a Venezia poi a Padova, fu
diretto e redatto quasi per intero da T. Dall’agosto 1892 al giugno
1895 uscirono diciannove numeri. Nei suoi articoli il musicologo
sosteneva ardentemente la riforma della musica sacra e pubblicava
partiture di antichi maestri, allora completamente sconosciute, da
lui trascritte e ridotte. Rimase famosa una polemica con il prof.
Giuseppe Angelini di Venezia a proposito di una Messa di Charles
Gounod che T. criticava perché non rispondente ai canoni liturgici
contemplati dalla riforma. Tra i collaboratori del periodico, il
gesuita Padre Giuseppe Barbieri (che si firmava con lo pseudonimo di
Bonus vir), Giulio Bas allievo di T., Luigi Bottazzo, Antonio
Bonuzzi e altri.
9.
L’argomento è ampiamente trattato in un apposito capitolo del libro
Idealità convergenti - Giuseppe Verdi e Giovanni Tebaldini, a
cura di Anna Maria Novelli & Luciano Marucci, D’Auria Editrice,
Ascoli Piceno, 2001, pp. 103-06. I documenti citati sono conservati
presso la Pontificia Biblioteca Antoniana di Padova.
10. La Missa Solemnis in honorem
Sancti Antonii Patavini ad IV voces inequales (S., A., T.,
B.) comitante organo, op. 12 del 2 giugno 1895, comprende:
Litanie (Kyrie) Angelicus Hymnus, Symbolum (Credo), Trimphalis
Hymnus (Sanctus), Benedictus, Ad confractorium (Agnus Dei 1°), Agnus
Dei 2°
(quinque vocibus). L’edizione Ricordi reca la dedica
“All’Onorevole Presidenza della Veneranda Arca di Sant’Antonio in
Padova”. La prima esecuzione avvenne nella Basilica del Santo il 18
agosto 1895. Per le collocazioni della partitura e le altre
numerose esecuzioni si rimanda al titolo n. 99 della sezione
“Catalogazione delle opere musicali” del sito internet.
11. La missiva è
pubblicata in Lettere di Arrigo Boito, a cura di Raffaello De
Rensis, Società Ed. di Novissima, Roma, 1932.
12. Le recensioni
fino ad ora reperite sono elencate nella “Bibliografia - Scritti su”
del sito internet. I testi delle principali sono riportati al n. 99
della sezione “Note didascaliche alle composizioni” del sito stesso
da cui sono stati tratti i seguenti stralci:
[…] ecco l’opera artistica di cui
l’Archivio della Veneranda Arca di S. Antonio in Padova s’abbella e
di cui l’Italia, madre dell’arte va giustamente orgogliosa […]
(da G. Anfossi, Musica sacra,
“Gazzetta Musicale di Milano”, a. 50, n. 38, 22 settembre 1895, pp.
636-637; anche in “Il Cittadino di Brescia”, 26 ottobre 1895)
[…] Nel naturale andamento delle
parti, nell’euritmia architettonica delle proporzioni si rivela il
conoscitore esperto dei modelli migliori; ed un sano profumo di
arcaismo talora dal tutto s’innalza, simile a quel “venerabile odor
di muffa” che Anton Maria Salvini invidiava ai puri classici delle
lettere nostre.
L’equilibrio, soprattutto, la varietà
simpatica inquadrata in una sola cornice, anche al profumo s’impone;
né la severità dello stile raramente cromatico, sembra recare
pesantezza nelle stesse pagine di maggiore svolgimento. Valga
d’esempio il “Credo”, svolto sulla bella melodia del tema originale
gregoriano, e con rara chiarezza guidato attraverso agli episodi
resi necessari dalla varietà dei concetti esposti nel testo latino.
[…]
(da l. a. v., Una messa di
Giovanni Tebaldini, “La Stampa”, Torino, 24 maggio 1900)
[…] “Il lettore che svolge le pagine
dell’edizione dovuta al Ricordi intravede ad ogni tratto nel
Tebaldini la nobile preoccupazione dell’aristocrazia abborrente
dalle forme volgari, e la varietà sapientemente profusa nella
trattazione complessiva l’incanta. Dal Kyrie al Gloria, dal Credo al
Sanctus, è tutto un succedersi di pagine efficaci, quadrate nella
forma e consistenti nell’invenzione suggestiva. Né ultimo
coefficiente della religiosità che dalla loro compagine emana sono
gli spunti, tratto tratto presi ad imprestito dalle grandiose
formule gregoriane attingendo dal passato quella profondità e quel
misticismo che spesso sulle pagine d’altri è lettera morta. Quando
poi si ha riguardo alla semplicità armonica abborrente da mondano
cromatismo, quando si giunge al finire dell’opera e malgrado la
pochezza dei mezzi si trova d’innanzi a un edificio vasto, solenne,
esteticamente efficace, allora nella giusta luce si apprezza la
messa del Tebaldini e cede la critica per lasciar luogo
all’ammirazione sincera”. […]
(da un articolo di Villanis Alberto
su “La Stampa” del maggio 1900, in parte riportato da E. Bartolucci
in Musica sacra, “La Patria”, Ancona, 23 settembre 1906)
13. G. T. fin da
giovanissimo si fece conoscere e apprezzare per i suoi interventi
nei diversi congressi di musica sacra, per le sue pubblicazioni
sull’argomento, le tesi sostenute in favore della riforma. Tra esse
è doveroso segnalare: La Musica Sacra in Italia e La
Musica Sacra nella Storia e nella Liturgia, entrambe edite da G.
Palma, Milano, 1893.
14.
Nella Pontificia Biblioteca Antoniana di Padova sono
conservati gli elenchi delle esecuzioni e delle partiture utilizzate
da T. per il repertorio della Cappella Antoniana da lui diretta.
Il testo di Guido Alberto Fano è
stralciato da Nella vita del ritmo, Ed. Ricciardi, Napoli,
1916, pp. 54-55.
15.
L’edizione fu pubblicata nel 1895 dalla Tipografia e Libreria
Antoniana di Padova. A pag. 269 del volume Sentieri della Musica
Sacra, a cura di Felice Rainoldi, C.L.V. - Edizioni Liturgiche,
Roma, 1996, a proposito di tale pubblicazione è detto: “È uno studio
pioneristico, che dona una immagine complessiva della Cappella sotto
l’aspetto istituzionale, repertoriale e storico-musicale; una
anticipazione di quanto oggi si cerca di fare, in ogni città, con il
vantaggio di criteri scientifici e metodologici più progrediti”. In
realtà, l’edizione è stata largamente usata dagli studiosi
successivi a T. che ha dato l’input per ricerche analoghe.
16.
La corrispondenza è pubblicata in Lettere di Arrigo Boito,
op. cit.
17.
La lettera fu regalata da T. nel 1940 al Ministro
dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai e da questi offerta alla
Biblioteca del Conservatorio di Musica di S. Cecilia dove è
conservata.
18.
La lettera di T. si trova nell’Archivio degli eredi Verdi
presso la Villa di Sant’Agata.
19.
La conferenza si tenne il 22 novembre 1894 nella Sala Maria
Luigia della Regia Biblioteca Palatina, presenti A. Boito e Corrado
Ricci. Ne scrissero anche “Musica sacra”, n. 12, 1894, p. 148;
“Gazzetta Musicale di Milano”, n. 48, 2 dicembre 1894, p. 761;
“Gazzetta di Parma”, 23 novembre 1894.
20.
La Conferenza sull’istoria della Cappella Antoniana in
Padova (unitamente a un concerto per liuto del prof. Chilesotti)
fu tenuta da T. il 19 maggio 1895 nella Sala dei Concerti
dell’Istituto Musicale di Padova. La recensione è pubblicata su
“Musica sacra” del 15 giugno 1895, su “Il Cittadino di Brescia”
dell’1 giugno e sulla “Gazzetta Musicale di Milano” del 26 maggio
dello stesso anno.
21.
Il 14 ottobre 1895 a Cornuda di Treviso fu organizzata
l’Adunanza Diocesana della Società di San Gregorio. T. intervenne
con un
apprezzato discorso, pubblicato in La Musica Sacra nella
Storia e nella Liturgia, op. cit.
22.
T. si recò a Bilbao in occasione delle Feste Musicali del 29,
30 e 31 agosto 1896. Quale unico rappresentante italiano, parlò su
La riforma della musica sacra in Italia. Recensioni apparvero
in “Tribune de St. Gervais”, a. II, n. 9, Parigi, settembre 1896, p.
142; nei giornali “El Nervion”, “El Noticiero Bilbaiano”, “El Basco”
di Bilbao e in “Correspondencia de Espana” di Madrid.
23. Il concerto si
tenne presso il Salone dell’Istituto dei Ciechi il 2 dicembre 1897. T. lesse la “Prolusione” e i “Commenti storico-critici” ai
brani in
programma. La recensione uscì sulla “Gazzetta Musicale di Milano”,
n. 49, 1897, p. 712.
24.
Le principali composizioni scritte da T. durante il periodo
padovano sono: la Missa Conventualis in honorem Sancti Francisci
Assisiensis,
l’Inno alla Sacra Spina e Salmi di
compieta, tutte e due per la Cappella Musicale del Santo.
In quegli anni compose anche brani profani: Fairyland e
Montanina, su versi dell’amico Fogazzaro (entrambi editi da
Ricordi nel 1897) e la Giovinezza.
25.
Per i rapporti tra Verdi e Tebaldini si rimanda ai suoi
Ricordi verdiani in “Rassegna Dorica”, gennaio-giugno 1940.
Ripubblicati, in sintesi, in Interviste e incontri con Verdi,
a cura di M. Conati, Ed. il Formichiere, Milano, 1980 e dall’E.D.T.,
Torino, 2000, sono riprodotti integralmente in Idealità
convergenti - Giuseppe Verdi e Giovanni Tebaldini, op. cit.
26.
Stralcio della lettera (la n. 231) del 18 aprile 1897, da
Parma, in M. Morini, R. Iovino, A. Paloscia (a cura), Epistolario
di Pietro Mascagni, I, Ed. LIM, Lucca.
27.
Le innovazioni metodologico-didattiche introdotte da T. nel
Conservatorio di Parma, risultano dall’Annuario del R.
Conservatorio di musica di Parma, anni scolastici 1897-‘98,
1898-‘99, 1899-1900, Tip. Battei, Parma: pubblicazioni conservate
presso la Sezione Musicale della Biblioteca Palatina di Parma e il
Centro Studi e Ricerche “G.T.” di Ascoli Piceno.
28.
Radiciotti Giuseppe, La Cappella Musicale di Loreto,
“Rivista Marchigiana Illustrata”, a. IV, n. 4, aprile 1907.
29. I “Concerti
Spirituali” furono tenuti nella Chiesa di San Giacomo Maggiore,
attigua al Conservatorio di Musica, il 23 e 25 dicembre 1917, il 23
e 25 aprile 1923. I programmi sono conservati presso l’Archivio di
Stato di Brescia e, in fotocopia, nel Centro Studi e Ricerche “G.
T.”.
30. Il primo
concerto comprendeva Rappresentazione di Anima e di Corpo di
Emilio de’ Cavalieri, trascritta da T. nel 1910. L’esecuzione
avvenne nella Chiesa di San Paolo Maggiore nei giorni 8, 14 e 26
aprile 1919. Seguirono quelli del 28 gennaio e 2 febbraio 1920 al R.
Politeama Giacosa con Euridice di Peri e Caccini e del 12 e
14 aprile 1920 con l’Oratorio Jephte di Carissimi. Altri
concerti furono curati e diretti da T. per l’Associazione
“Scarlatti” nel 1924.
31.
Il concerto ebbe luogo nella Chiesa di S. Apollinare Nuovo il
17 e 18 settembre 1921 e fu ripetuto a Milano nella Chiesa di S.
Angelo il 25 e 27 aprile 1922.
32.
La commemorazione si tenne il 12 maggio 1925 nella Sala “G.
Martucci” del Regio Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella”
per incarico del Direttore Francesco Cilèa.
33.
Le composizioni musicali sacre e profane, trascrizioni e
riduzioni - edite e inedite – di G. T. sono riportate nella sezione
“Catalogo delle
opere musicali” del sito internet.
34.
L’attività di T. come direttore d’orchestra è riportata nel
sito internet, nella sezione “Direzione concerti”.
35.
I dati relativi agli articoli e alle pubblicazioni di T. si
trovano nella sezione “Bibliografia - Scritti di” del sito internet.
36.
Lo studio apparve in dodici dispense, allegate alla rivista
“La Scuola Veneta di Musica Sacra”, tra il 1893 e il 1894. Tre anni
dopo fu edito dalla Carisch di Milano e adottato per quasi un secolo
come libro di testo negli istituti musicali italiani con cattedre di
organo. La pubblicazione figura ancora nel catalogo dell’Editrice.
37.
I dati delle conferenze di T. sono riportati nella sezione
“Conferenze e Corsi d’istruzione” del sito internet.
38. Gli scritti non pubblicati sono
elencati nella sezione “Bibliografia – Inediti” del sito internet.
39. Il Centro è
operativo dal 1999 ad Ascoli Piceno (via Boito, 11 – tel. 0736
257836 – email: luciannamaru@virgilio.it). Dotato di pubblicazioni,
articoli di periodici e quotidiani, partiture, documenti,
epistolario, scritti inediti, fototeca e altro, è costantemente
impegnato nel riordino dell’Archivio, nella ricerca della
corrispondenza, degli autografi e manoscritti musicali mancanti, dei
testi delle conferenze e di altri documenti, nonché nella stesura di
articoli e saggi. Ha curato i libri Per un Epicedio e
Idealità convergenti - Giuseppe Verdi e Giovanni Tebaldini;
predisposto i materiali per l’edizione online (in divenire) del sito
internet. Essa comprende oltre 600 pagine suddivise in 29 sezioni,
tra cui il “Catalogo delle opere musicali” (con collocazioni ed
esecuzioni); la “Bibliografia” generale (con “Scritti di” e “Scritti
su” T.), fino ad ora inediti; l’ “Antologia critica”; i “Rapporti
con personalità; “I luoghi dell’avventura artistica”, “Studi
recenti”… Nel 2002 il Centro ha collaborato all’organizzazione delle
manifestazioni pubbliche attuate ad Ascoli Piceno, Loreto, San
Benedetto del Tronto e Brescia, nella ricorrenza del cinquantenario
della scomparsa di Tebaldini, con relazioni di musicologi ed
esecuzioni di composizioni sacre e profane. In tali circostanze sono
stati realizzati filmati e registrazioni musicali, primo nucleo
della fonoteca. Si stanno digitando gli inediti e la cronologia. La
struttura, inoltre, offre collaborazione gratuita a quanti
intendessero effettuare ricerche; approntare pubblicazioni;
sviluppare tesi di laurea; organizzare rassegne. Recentemente ha
dato avvio all’evento telematico “Fisiognomica ideale”, a cura del
critico Luciano Marucci. L’originale esposizione virtuale, che
successivamente verrà allestita in spazi reali, prevede la
partecipazione di artisti, affermati ed emergenti, tra i più
rappresentativi del panorama contemporaneo, scelti tenendo conto di
possibili affinità con la musica. La tematica, infatti, tende a
sviluppare la dialettica tra arti visive e musica colta; a
promuovere l’ampliamento della percezione sensoriale dei due
linguaggi, tra i più espressivi e universali. Gli operatori visuali
sono stati chiamati a interpretare l’identità del Maestro, anche a
prescindere – del tutto o in parte – dalle sue sembianze fisiche,
formalizzando ideazioni indotte dalle qualità culturali e creative,
umane e spirituali.
[da “Il Santo”, a. XLIII, fasc. 2-3, Padova, 2003 (a cura del Centro
Studi Antoniani), pp. 431-44]
back home
|