L'APPRODO A VENEZIA

 

 

Tebaldini si trova ancora a studiare presso la Kirchenmusikschule di Ratisbona, quando gli giunge notizia di essere stato scelto quale Secondo Maestro di Cappella e Direttore della Schola Cantorum della Basilica di San Marco a Venezia. Ne è informato a giugno del 1889, dopo che il Cardinale Patriarca Agostini e la Fabbriceria della Basilica Marciana avevano deciso di rilanciare la Cappella, ormai sonnolenta e decaduta. Tebaldini accetta con entusiasmo l’incarico. La sua intraprendenza, le non comuni doti di studioso e di organizzatore, in pochi mesi, gli permettono di addestrare cantori capaci di eseguire composizioni ardite come alcune messe di Giovanni Pierluigi da Palestrina.

Il primo saggio musicale della Cappella è di appena un anno dopo. Il 24 agosto 1890 egli propone un programma innovativo che è una rivelazione: sorpresa positiva per i più; critica, seppur velata, dei conservatori.

Il successo, comunque, è assicurato e viene consolidato dal “Concerto storico” del 20 marzo 1891, comprendente musiche da lui trascritte, di Monteverdi, Rovetta, Legrenzi, Martinengo, Lotti.

Tuttavia, il suo generoso e intelligente lavoro incontra l’opposizione del suo superiore, il M° Coccon, un immobilista che si dichiara favorevole alla riforma della musica sacra solo a parole.

Fuori della Cappella, il nostro riscuote il più ampio consenso.

Nel febbraio del 1892 corona il suo sogno d’amore con Angioletta Corda, colta e benestante promessa sposa da Vaprio d’Adda e, nel dicembre dello stesso anno, è padre di Marie che morirà a soli diciotto anni.

I “Concerti storici” hanno una risonanza nazionale, sia negli ambienti intellettuali, sia sulla stampa: è la prima volta, dopo secoli, che si riascoltano musiche di antichi maestri.

A Tebaldini si aprono così le porte della Venezia aristocratica e frequenta assiduamente il salotto di Mariano Fortuny, nel palazzetto presso San Gregorio (oggi adibito a Museo).

Fra gli ospiti “si incontrano discepoli pre­raffaellisti di John Ruskin quali l’Alessandri e simbolisti seguaci di Böcklin quali Marius pictor (de Maria). Si avvicendano ancora fra gli ospiti, scultori, letterati e musicisti di varie dottrine e tendenze. Negli spiriti irrequieti e tor­mentati degli ultimi anni dell’ottocento allignano le dottrine di Schopenhauer. E si affacciano ancora, e Nietsche con Zaratustra ed Ibsen con gli Spettri. Tra i convenuti alcuni sono frequentatori dei teatri di Monaco e di Bayreuth. Io, fors’anche, fra di essi”.

Diventa amico degli artisti Luigi e Urbano Nono, Ludovico Seitz, del commediografo Giacinto Gallina (per il quale, nel febbraio 1893 prepara gli intermezzi musicali della commedia Ciassetti e Spassetti andata in scena per il Centenario goldoniano); dei musicisti Sgambati, Tinel, Martucci, Pedrell, del giureconsulto napoletano Emanuele Gianturco, di Arrigo e Camillo Boito, dello scrittore Antonio Fogazzaro (della vicina Vicenza) per il quale Tebaldini musicherà varie liriche. A Mantova conosce il cardinale Giuseppe Sarto, futuro Papa Pio X (che si ispira alle idee di Tebaldini per varare il Motu proprio sulla riforma della musica sacra).

Parallelamente ai concerti organizzati al Teatro “La Fenice” o nella Sala del Conservatorio “B. Marcello”, egli  va tenendo lezioni sul canto gregoriano, sull’estetica musicale, sulla necessità di riformare la musica sacra, di educare le voci bianche; conferenze, applauditissime, su “I maestri della Scuola Veneta” e su “Il Teatro Lirico”. Sono del periodo veneziano i corsi teorici tenuti a Novara; le conferenze a Tolmezzo, Vaprio d’Adda, Mariano Comense, Thiene; la costituzione della Società Regionale Veneta di San Gregorio e la consorella lombarda. Altri lavori: la traduzione dal tedesco del “Trattato di composizione” di Peter Piel, “dotando così di un utile testo scolastico i conservatori italiani, fino ad allora mancanti di ogni razionale e ordinato metodo di insegnamento delle forme e specialmente di quelle inerenti l’arte contrappuntistica” (Edoardo Negri).

Nel dicembre 1892 è chiamato a curare un’Accademia musicale per il IV Centenario Colombiano. Nel contempo fonda l’apprezzata rivista “La Scuola Veneta di Musica Sacra” a cui lavora intensamente.

Il 21 giugno 1894 gli scrive Giulio Ricordi (direttore della rivista “Gazzetta Musicale di Milano” a cui Tebaldini collabora assiduamente da anni):

 

Sarebbe possibile trovare uno spunto, una indicazione qualsiasi di

1° Canzone e Danza popolare veneziana 1400-1600;

2°     idem                 idem            greca         idem

O nella Biblioteca Marciana o altrove crederebbe Ella riuscire a scovare quanto su indicato? Farebbe un vero favore al M° Verdi che vorrebbe avere un’idea purchessia.

La ringrazio anticipatamente e con distinta stima mi replico suo”.

 

Verdi la cerca per trarre ispirazione per qualche danza da aggiungere alla rappresentazione dell’Otello che sta preparando a Parigi e spera che Tebaldini, che passa molto del suo tempo a ‘scovare’ e a  studiare negli archivi veneziani, possa aiutarlo. Egli, infatti, gli invia una Pavaniglia di Fabrizio Caroso da Sermoneta del 1597.

Suoi articoli appaiono, oltre che sulla già citata “G. M. M.”, su “Rivista Musicale Italiana” di Bocca, “Musica Sacra” e altre testate, per non dire dei quotidiani.

Di allora è pure la collaborazione con l’amico Marco Enrico Bossi, assieme al quale pubblica, prima a dispense (allegate a “La Scuola Veneta di Musica Sacra”), poi per la Carish, un “Metodo per lo studio dell’organo moderno“ che per circa otto decenni sarà il testo di riferimento per gli studiosi dello strumento (dal quale, ancor’oggi, alcuni Conservatori italiani traggono ‘esempi’ da proporre agli studenti che debbono preparare gli esami). E, sempre con Bossi, per il concorso, bandito annualmente dalla Regia Accademia Filarmonica Romana, compone una Missa pro defunctis, che ottiene il primo premio e viene eseguita al Pantheon per le annuali esequie del re galantuomo, Vittorio Emanuele II.

Nel marzo del 1894 Tebaldini viene nominato direttore della Cappella Musicale della Basilica di S. Antonio a Padova e per sei mesi dirige quella Schola Cantorum, unitamente all’altra di Venezia. Ciò per permettere a Lorenzo Perosi di completare il suo lavoro ad Imola e di succedergli poi a Venezia. Don Lorenzo, con cui è in assidua corrispondenza, il 30 dello stesso mese gli scrive: “Io vado a Venezia con una buona dose di volontà di voler continuare il suo operato. […] Il pensare che Lei mi è vicino e che potrò in qualche modo dare un aiuto alla sua opera così ben iniziata, mi consola grandemente”.

Tebaldini resterà a lungo in contatto con gli amici veneziani. Da Parma porterà i suoi allievi del Conservatorio a conoscere le bellezze artistiche della Laguna e i capolavori della polifonia che aveva riportato alla luce dai codici della Biblioteca Marciana. Più volte sarà chiamato colà a tenere conferenze e a dirigere concerti. Nel 1934 il suo Quintetto pel Natale riceverà i primi applausi proprio al “Benedetto Marcello”.

Nel 1941 Tebaldini fa pervenire a Mariano Fortuny i suoi “Ricordi Verdiani (in cui si parla pure degli incontri culturali a Venezia) e l’amico lo ricambia con il calco in bronzo della mano di Richard Wagner (copia dall’originale esistente nel Wagnermuseum di Eisenach).

 

a cura del Centro Studi e Ricerche “Giovanni Tebaldini”

 

Programma del Concerto Storico organizzato e diretto da Tebaldini

a Venezia nel marzo del 1891

 

 

back home