IL TRIENNIO DI PADOVA 

 

 

Giovanni Tebaldini, passato da Venezia alla sede di Padova, ricopre il ruolo di direttore della Cappella Antoniana. Arriva in un periodo di grandi iniziative, perché sono in preparazione i festeggiamenti per il VII centenario della nascita di Sant’Antonio. La Basilica è in restauro su progetto dell’architetto Camillo Boito (fratello di Arrigo). Viene costruito un nuovo imponente organo. La Veneranda Arca del Santo spera di far comporre una Messa in onore del Santo addirittura a Giuseppe Verdi, ‘complici’ i fratelli Boito. Il Grande Maestro, però, impegnato con degli spettacoli a Parigi, è concentrato su tutt’altre ideazioni. Dopo qualche mese fa sapere di non poter assecondare la richiesta. Allora il Presidente dell’Istituzione dà mandato a Tebaldini di comporla. Il giovane musicista vi si dedica col massimo impegno e la sua Missa solemnis in honorem Sancti Antonii Patavini, non solo viene eseguita per le Feste centenarie padovane (alla presenza del Cardinale Sarto, dello scrittore Fogazzaro e di altre personalità illustri), ma in molti altri prestigiosi luoghi, perfino all’estero. Nel 1899 è pubblicata da Ricordi e recensita dalle più qualificate riviste. Anche Boito gli fa pervenire i suoi complimenti.

La riforma della musica sacra, già avviata, procede a passi sicuri e Tebaldini continua a intervenire in prima persona, tra Lombardia e Veneto, per realizzarla. Nel frattempo non tralascia il lavoro di paleografo e trova nella Biblioteca Antoniana un ricco fondo da cui riesumare preziose partiture da trascrivere, ridurre ed eseguire.

Dirige messe di Palestrina, Costanzo Porta, Antonio Lotti, salmi inediti di Bonifazio Pasquali, Orazio Colombani, Giulio Belli, G. B. Ghizzolo, Bartolomeo Ratti, Giuseppe Tartini.

Dopo alcuni mesi di approfondite ricerche, ecco pronta l’edizione L’Archivio Musicale della Cappella Antoniana, studio storico-critico che struttura tutto da solo, non potendo utilizzare – come egli stesso scrive nella prefazione – precedenti esempi da seguire.

Il trattato pionieristico risulta particolarmente interessante e Tebaldini, su consiglio di Camillo Boito, lo invia a Giuseppe Verdi e ad Arrigo Boito, il quale gli indirizza la seguente lettera:

 

“Caro Maestro e Collega                                                                                                           Milano,  8 febbraio 1896

Non volevo ringraziarla prima d’aver assaggiato il dono, e il tempo di assaggiarlo attentamente m’è fino ad ora mancato. Oggi (la prego di perdonarmi se è tardi) la ringrazio e, dopo aver letto e apprezzato e chiuso il bel volume, sono andato a collocarlo nella mia libreria in un degnissimo posto.

Ella ha saputo raccogliere in breve tempo e coordinare assai bene ed esporre con chiarezza molti materiali notevolissimi.

Le tre figure grandeggianti del volume: Costanzo Porta, il Vallotti, il Tartini fanno nascere il desiderio di pubblicazioni più ampie e questa è la missione d’un editore di buona volontà. Auguro che codesto editore si trovi e che l’edizione esca compilata ed illustrata da Lei.

A rivederci non so quando, o a Roma o a Padova o a Milano. Intanto di nuovo la ringrazio e la saluto amichevolmente”.

 

Anche Verdi gli scrive e, grazie alla cultura musicale che il Tebaldini dimostra, si instaura tra i due una corrispondenza che sfocerà in amicizia (coltivata fino alla morte del Cigno di Busseto).

L’argomento iniziale è quello dei Te Deum di Padre Vallotti.

 

“Genova 18 febbraio 1896

Eg. Maestro Tebaldini,

Voglia accettare le mie scuse, se non le ho parlato del suo libro ch’Ella gentilmente mi inviava. Fui a Milano per qualche tempo, e tanto occupato da non aver un momento di quiete per leggere quella sua Illustrazione molto ben fatta, e molto utile tanto per la parte storica quanto per la parte critica, sempre calma, imparziale, severa e profonda.

Ella parla a lungo del P. Vallotti di cui io sono ammiratore... anzi ricono­scente per alcuni studi fatti su suoi temi nella mia gioventù; ed a p. 45 vedo citato un Te Deum del P. Vallotti!

È stata una sorpresa per me che cerco da tanto tempo questa Cantica musicata, senza trovarla né in Palestrina, né in altri suoi contemporanei! Di altri Te Deum scritti per occasione alla fine del secolo passato, od al princi­pio di questo, mi importa poco: ma mi piacerebbe assai conoscere questo del Vallotti... qualunque ne sia il valore.

Mi rivolgo per questo a Lei, e le domando se è possibile farne estrarre una copia, ben s’intende per conto mio, e mandarmela qua, a Genova. Se non si può, non ne parliamo più, e perdoni l’ardita domanda.

RingraziandoLa intanto della sua gentilezza e rallegrandomi con Lei mi pregio dirmi Suo Dev.: G. Verdi”.

 

 

Tebaldini risponde:

 

 
 



 

In quegli anni Tebaldini partecipa, da protagonista, a riunioni e congressi. Nel 1894 a Parma commemora il principe di Preneste, quel Pierluigi da Palestrina che egli considera il più grande musicista del Rinascimento, dal quale avviare seri studi per imparare a comporre in maniera moderna.  Nel settembre 1895 è a Cornuda “per preparare e dirigere con Lorenzo Perosi una adunanza interdiocesana assai sintomatica per il momento in cui ebbe luogo e per le persone che vi intervennero”. Visti i successi personali conseguiti in materia di musica sacra, viene invitato a rappresentare l’Italia in un analogo Congresso a Bilbao. Il suo appassionato ed erudito intervento ha un riscontro decisamente positivo. Nel 1897 è alla riunione di Milano dove si esegue per la prima volta La passione di Nostro Signore Gesù Cristo di Perosi. Sarà Tebaldini a difendere, in più occasioni, anche a mezzo stampa, il suo stile non sempre condiviso. A Padova sono suoi ospiti anche il Cardinale Sarto, Fogazzaro, Fradeletto, Gallignani, Martucci, Perosi, Pedrell, Capocci, Fortuny.

Nell’ottobre del 1897 Verdi lo invita nella sua Villa di Sant’Agata. Tebaldini soddisfa così l’aspirazione, nutrita fin da ragazzo, di incontrare il mitico Maestro sostenitore di quel “ritorno all’antico” che egli da anni va praticando. Con il trasferimento di Giuseppe Gallignani al Conservatorio di Milano è bandito il concorso al posto di direttore in quello di Parma e Tebaldini decide di parteciparvi. Mascagni, scrivendo alla propria consorte, lo definisce incontentabile, perché a Padova, a conti fatti, poteva stare benissimo. L’autore di Cavalleria Rusticana non comprende quanto Tebaldini sia desideroso di esperienze diversificate. Saggiate le proprie capacità di organizzatore e di educatore, vuole provare a relazionarsi con i giovani, a indirizzarli a una solida formazione.

Ottenuta la nomina, grazie ai titoli fin lì accumulati, il 15 dicembre 1897 assume il nuovo incarico che gli riserverà grandi soddisfazioni, ma anche profonde amarezze.


a cura del Centro Studi e Ricerche “Giovanni Tebaldini”
 

 

 

 

Copertina del libro L’Archivio Musicale della Cappella Antoniana, Padova, 1895

 

 

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