LUIGI ILLICA

Nel 1883 Giovanni Tebaldini compie una svolta di qualità negli studi trasferendosi a Milano, dove frequenta il glorioso Regio Conservatorio. Il capoluogo lombardo ha una vivace vita culturale. Sono gli anni delle ultime propaggini della Scapigliatura e il nostro giovane bohèmien della provincia bresciana entra in contatto con i fratelli Camillo e Arrigo Boito, con il poeta e critico Ferdinando Fontana e con Luigi Illica - approdato a Milano da Castellarquato di Piacenza - che diverrà il più popolare librettista del secolo XIX, partecipando al cenacolo letterario-musicale che aveva in Arrigo Boito il rappresentante più eminente.
Tre i periodi in cui il carteggio tra Tebaldini e il poeta registra un più intenso legame: uno giovanile a partire dal 1883, l’altro nel 1909, il terzo tra il 1916 e il 1919, anno della scomparsa di Illica.
Il primo, caratterizzato dalle difficoltà economiche, li vede uniti su un principio che informerà l’azione del musicista per tutta la vita, quello “dell’affinità delle arti”, del loro reciproco influenzarsi e, quindi, del superamento dei confini della specificità. Lo stesso Illica, per rimanere più aderente a queste idee, dal 1892 si dedicò alla produzione librettistica per Ricordi e Sonzogno, regalando alla musica le più belle “basi linguistiche”: da Cristoforo Colombo per Franchetti ad Andrea Chenier per Giordano, a Iris e Maschere per Mascagni,
da Manon Lescaut a Bohème, Tosca, Madama Butterfly per Puccini. Gli ultimi tre scritti a quattro mani con Giuseppe Giacosa. Fu proprio Tebaldini a musicare nel 1887 il suo primo libretto, La fonte d’Enschir, durante l’ ‘esilio’ siciliano di Piazza Armerina. Ma egli non portò mai a termine l’opera, anzi, a un certo punto la diede alle fiamme (il testo fu poi ripreso da Franco Alfano) salvando soltanto il bozzetto sinfonico Fantasia Araba che, tra il 1896 e il 1912, fu eseguito a Merano, Venezia, Parma (due volte). Il brano fu custodito a ricordo di un felice periodo formativo in cui il musicista riuscì a mettere a fuoco le  potenzialità di compositore di musica sacra e di critico musicale particolarmente sensibile alla letteratura.
La corrispondenza tra Illica e Tebaldini nel 1909 riguarda soprattutto il caso Vittorio Gnecchi-Richard Strauss. Illica era stato l’autore del libretto di Cassandra, opera del giovane Gnecchi andata in scena nel 1905. Alla prima di Elektra di Strauss, il 25 gennaio 1909 a Dresda, Tebaldini ravvisa delle analogie in alcune parti delle due opere. È possibile che ne abbia parlato con Illica e che insieme abbiano deciso di uscire allo scoperto. Tebaldini, analizzati i testi musicali, scrive due lunghi saggi che pubblicherà, senza mai parlare di plagio, sulla «Rivista Musicale Italiana»:
Telepatia musicale (a. XVI, fasc. 2°, Torino, 1909, pp. 400-412) e Telepatia musicale? (a. XVI, fasc. 3°, Torino, pp. 632-659). La polemica pro e contro Strauss o pro e contro Gnecchi-Tebaldini divampa e assume dimensione internazionale. Ancora oggi la questione torna di attualità quando va in scena l’opera dell’uno o dell’altro.
Dal 1916 al 1919 la corrispondenza è incentrata sui concerti per Rappresentazione di Anima e di Corpo di Emilio de’ Cavalieri, trascritta e ridotta in notazione moderna da Tebaldini. L’opera era stata approntata nel 1910, eseguita per la prima volta all’Accademia di Santa Cecilia e all’Augusteo di Roma nell’aprile del 1912, rappresentata ancora, sempre con grande successo, in più città d’Italia e d’Europa e pubblicata nella riduzione per pianoforte da Marcello Capra di Torino nel 1914. Nel 1917 Illica ne concepisce la visione scenica e in relazione ad essa Tebaldini rivede la partitura.  L’entusiasmo di entrambi li portò a tentare la rappresentazione in forma di melodramma teatrale con Ricordi o Sonzogno e, oltreoceano, con Gatti-Casazza (direttore artistico del Metropolitan di New York) e la direzione di Arturo Toscanini che, però, espressero dubbi sull’accoglienza da parte di un pubblico abituato alle tradizionali opere liriche. Illica prospettò addirittura un utilizzo filmico dell’opera, ma la sua morte, avvenuta nel dicembre del 1919, rese impossibile la realizzazione dell’agognato progetto, per cui tutto rimase allo stato di splendida ipotesi.

A cura del Centro Studi e Ricerche “Giovanni Tebaldini”, Ascoli Piceno

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1.  Illica Luigi (Castell’Arquato, Piacenza, 1857 – Colombarone, Piacenza, 1919), librettista e autore drammatico. Fece parte del gruppo della Scapigliatura che si raccoglieva intorno a Boito. Scrisse circa ottanta libretti, di cui molti per i maggiori operisti italiani del tempo: Puccini (Manon Lescaut, Bohème, Tosca, Madame Butterfluy), Franchetti (Cristoforo Colombo e Germania), Giordano (Andrea Chénier e Siberia), Mascagni (Iris, Le maschere, Isabeau), Catalani (Wally). Nel 1897 T. aveva musicato il suo primo libretto “Fantasia Araba – La Fonte d’Henscir”, opera da lui distrutta, ad eccezione del bozzetto sinfonico in due tempi per orchestra. Sempre per T. aveva dato la visione scenica di Rappresentazione di Anima e di Corpo.

  

 

 

Luigi Illica

 

 

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