Eventi per Tebaldini

(novembre 2006-gennaio 2007)

 

La personalità artistica di Giovanni Tebaldini – marchigiano d’adozione per aver lavorato cinquant’anni tra Loreto e San Benedetto del Tronto -  è stata rievocata attraverso un ciclo di manifestazioni tra il 30 novembre 2006 e il 10 gennaio 2007, grazie all’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto, del Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro e dell’Associazione Corale-Culturale “Filippo Marchetti” di Camerino.

 

30 novembre, Pesaro

Nel pomeriggio, presso il Conservatorio “G. Rossini”, nell’ambito della “Settimana delle Arti”, le docenti Maria Chiara Mazzi e Marta Mancini hanno tenuto una conferenza. La prima ha parlato de “Il cecilianesimo in Europa, in Italia e a Pesaro”, inserendo l’operato di Tebaldini in tale contesto ed ha analizzato la sua composizione Caeciliae Nuptiae. La seconda si è addentrata su “Alcuni scritti di Giovanni Tebaldini – Le convinzioni estetiche”, mettendone in rilievo le capacità di musicologo, soprattutto nel far conoscere l’opera di G. P. da Palestrina e altri tesori musicali dimenticati negli archivi.

                                                                            

Alle ore 21, nella Cattedrale è stato proposto, in anteprima, il Poemetto di Tebaldini Caeciliae Nuptiae (Le nozze di Santa Cecilia). L’esecuzione, sponsorizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto e curata dall’Associazione “F. Marchetti” di Camerino, ha visto esibirsi Rosalba Petranizzi (soprano solista), Mariano Aprea (voce narrante), il Coro “F. Marchetti”, l’orchestra del Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro, sotto la direzione del M° Lamberto Lugli.

 

1 dicembre, Loreto

La Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto ha promosso tre iniziative:

 

ore 17,30 - Presentazione, nel Palazzo Apostolico, del libro Pagine inedite d’una identità musicale | Carteggio lauretano Tebaldini-Barbieri (1910-1926), a cura di Anna Maria Novelli e Luciano Marucci, che, oltre a riportare l’epistolario tra Tebaldini (direttore della Cappella Lauretana) e il suo vice Corrado Barbieri (acquisito dalla Fondazione stessa nel 2004), dà modo di conoscere la storia di un quindicennio della Cappella, inquadrata in vicende storiche e musicali locali e nazionali. Hanno preso la parola l’Arcivescovo Mons. Gianni Danzi, il Sindaco Dott. Moreno Pieroni, la Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Dott.ssa Ancilla Tombolini, il musicologo Paolo Peretti, il sociologo Renato Novelli. Ha fatto da coordinatrice Anna Maria Novelli.

 

ore 18,30 - Inaugurazione di una “Mostra documentaria”, allestita presso il Museo-Pinacoteca della Santa Casa fino al 7 gennaio 2007, con lettere e partiture autografe, edizioni, fotografie e oggetti dell’epoca.

 

ore 21 - Concerto vocale-strumentale in Basilica con l’esecuzione di Caeciliae Nuptiae di Tebaldini. L’opera - composta tra il 1898 e il 1931 – è stata riproposta dopo 75 anni su revisione critica del Professor Lamberto Lugli, prima assoluta per le Marche.

 

3 dicembre, Camerino

ore 19 - Replica del concerto vocale e strumentale di Pesaro e Loreto nel Santuario di Santa Maria in Via. Come nelle serate precedenti, è stata distribuita ai presenti una ricca brochure con testi critico-esplicativi sulla vita, le opere di Tebaldini e la composizione eseguita.

 

 

"Rievocazioni musicali" a Loreto

 

 

Invito della manifestazione

 

 

 

 

Copertina del libro edito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto

 

 

Sala del Tinello del Palazzo Apostolico. Presentazione libro. Da sx: Dott.ssa Ancilla Tombolini,

Mons. Gianni Danzi, Prof. Paolo Peretti, Prof. Renato Novelli, Ins. Anna Maria Novelli (ph. Bruno Longarini) 

 

 

Presentazione del libro

 

PAGINE INEDITE DI UN'IDENTITA' MUSICALE

Carteggio lauretano Tebaldini-Barbieri (1910-1926)

a cura di

Anna Maria Novelli e Luciano Marucci

Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto, 2006

 

 

Relazione del Prof. Paolo Peretti

 

Signore e Signori, buonasera.

Saluto cordialmente tutti gli intervenuti a questa manifestazione, di cui la presentazione del libro Pagine inedite di un’identità musicale costituisce solo la prima delle tre parti in cui essa è articolata. Invitato dai curatori del volume e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto a presentare il libro, ho accettato molto volentieri, sia perché – come storico della musica – sono perfettamente consapevole dell’importanza di qualsiasi studio su una realtà così rilevante come la cappella musicale lauretana, sia perché sono anch’io – ormai da diversi anni – personalmente impegnato in iniziative che hanno per oggetto fonti e cappelle musicali marchigiane storiche, quale curatore di mostre documentarie svoltesi proprio qui a Loreto a partire dal 2001.

Comincerò dunque col ribadire – se mai ce ne fosse ancora bisogno – l’importanza straordinaria che ha sempre rivestito l’istituzione musicale lauretana nella storia e nella pratica della musica sacra, dal XVI al XX secolo. Importanza che trascende senz’altro la regione marchigiana, in cui la cappella musicale della Santa Casa fu comunque guardata come un faro che determinava gli orientamenti musicali delle varie epoche e costituì un vero e proprio vivaio di cantori, compositori e musicisti da cui attingere – occasionalmente ovvero stabilmente – validi elementi da impiegarsi non solo in altre cappelle ecclesiastiche, ma anche nei teatri di tutta Italia ed Europa, quando la professione di cantore sacro era compatibile con una pressoché parallela carriera operistica, vale a dire nel Settecento e nella prima metà del secolo successivo.

Necessaria quanto sinteticissima premessa (rinuncerò senz’altro a far nomi a scopo esemplificativo, perché ne risulterebbe solo un lungo ed arido elenco) per venire subito agli inizi del Novecento, periodo che qui particolarmente ci interessa. In questo momento storico avveniva una svolta decisiva per gli orientamenti della musica sacra in Italia. In verità, il processo di cambiamento era già stato avviato nella seconda metà dell’Ottocento nel più vasto ambito europeo, a partire dall’area tedesca e francese, dal cosiddetto “Movimento ceciliano”, e anche in Italia, specialmente in quella settentrionale, vi erano state significative avvisaglie, anticipazioni e applicazioni parziali di una auspicata e auspicabile riforma da questo movimento ispirata. Ma fu il motu proprio “Tra le sollecitudini”, emanato da papa Pio X proprio nel giorno della festa di S. Cecilia del 1903, a sancire definitivamente – sul piano del diritto canonico – l’ingresso ufficiale delle idee riformistiche del “Cecilianesimo” nella musica della chiesa cattolica romana; e non solo l’accoglimento di tali idee, che più avanti vedremo quali fossero, ma anche – e soprattutto, direi – la traduzione pratica di queste idee in musica, con un drastico e decisivo cambiamento del repertorio musicale sacro praticato nelle chiese italiane e della prassi esecutiva di esso. Ovviamente furono ancora una volta le maggiori chiese (in primis le basiliche romane, ma anche le cattedrali di importanti città come Milano, Torino, Genova, ecc. ovvero basiliche prestigiose come quella di S. Marco a Venezia e santuari frequentatissimi come ad es. quello di S. Antonio a Padova) a fare da “apripista”: tra queste prestigiose istituzioni ecclesiastiche, cariche di secoli di storia musicale sacra, non poteva mancare, nell’Italia mediana vicina all’ambiente romano, la basilica-santuario di Loreto.

Quali erano le idee dei ceciliani, e chi furono questi “campioni” della riforma della musica sacra in Italia? Cominciamo prima col dire delle idee, che, con una grossolana semplificazione (anche se ben sappiamo che le semplificazioni e le generalizzazioni sono utili soprattutto sul piano didascalico e, alla lunga, non giovano a un autentico sforzo di comprensione della verità storica) possiamo riassumere in due linee-guida principali: 1) la “purificazione” del repertorio musicale sacro corrente da tutte le contaminazioni stilistiche esterne e profane, soprattutto di natura operistico-melodrammatica; 2) la restaurazione di repertori storici come la polifonia di ascendenza palestriniana, da una parte, e il canto gregoriano, secondo le più moderne direttrici esegetiche ed esecutive stabilite dai pioneristici studi paleografici dei benedettini di Solesmes, dall’altra. Ho già avvertito che procedo per semplificazione: sarebbe perciò inutile passare in rassegna le interne contraddizioni che pure si manifestarono in seno al movimento ceciliano e agli esiti – diciamo così – artistici dei suoi stessi esponenti.

Passiamo ora a considerare gli “alfieri” di questa riforma: si tratta di compositori e musicisti generalmente dotati di una cultura più ampia di quella strettamente musicale (molti di loro provenivano dai ranghi ecclesiastici), ma tuttavia di non grande spicco proprio in veste di compositori di brani originali, fatte salve – naturalmente – le eccezioni che confermano la regola, su tutte quella del celebre don Lorenzo Perosi, un piemontese attivo prima a Venezia e poi finalmente trapiantato a Roma, dove fu preposto, primo dopo tanti secoli di direttori “castrati”, alla prestigiosa cappella Sistina (forse stupirà sapere che Perosi fu, in epoca moderna, il primo direttore non evirato di questa gloriosa istituzione: la sua nomina avvenne quando fu mandato in pensione l’ultimo direttore castrato, lo spoletino Domenico Mustafà). Oltre al nome celebre di Perosi, e a quello altrettanto celebre – sul fronte della musica organistica – di Marco Enrico Bossi, altri che qui si potrebbero fare sono quelli di Guerrino Amelli (sacerdote secolare, che poi si fece monaco benedettino assumendo il nome di Ambrogio e fu superiore del monastero di Montecassino, altresì fondatore del periodico “Musica sacra”, organo principe del cecilianesimo italiano), Giuseppe Terrabugio, Giuseppe Gallignani, Jacopo Tomadini, Luigi Bottazzo, o i più recenti Delfino Thermignon, Licinio Refice e molti altri. Tra costoro spicca senz’altro il nostro Tebaldini, tra i primissimi sostenitori e fautori di una riforma della musica sacra in Italia, incoraggiato e indirizzato su questa strada dal già ricordato Amelli.

Questa sua propensione gli derivava da una naturale inclinazione, oltre che verso l’aspetto tecnico-compositivo e pratico, verso la dimensione storico-estetica della musica, ulteriormente alimentata dal suo perfezionamento filologico presso la famosa scuola di musica sacra di Ratisbona (Regensburg), vera e propria fucina di preparati musicisti riformisti in fatto di musica da chiesa. Fondata nel 1874 da Franz Xaver Haberl, in essa insegnarono lo stesso Haberl e Michael Haller, solo per ricordare un paio di personaggi internazionalmente noti sul fronte degli studi musicologici e della musica sacra. Qui si formò un’eletta schiera di musicisti e musicologi europei, tra cui il nostro giovane Tebaldini, che vi approdò – uno dei primi se non, addirittura, primo degli italiani – dopo essere stato espulso dal conservatorio di Milano per aver scritto una recensione negativa su una Messa del suo maestro Polibio Fumagalli. La solida formazione “teutonica” gli rimarrà per sempre e segnerà la sua stessa esperienza nel mondo della musica, più o meno equamente divisa tra attività musicale pratica e studio storico-musicologico. In virtù di questa sua duplice competenza e del dichiarato e ben conosciuto “credo” ceciliano, il Tebaldini fu dapprima nominato direttore della Schola cantorum e secondo Maestro di Cappella di S. Marco a Venezia (1889) e poi, nel 1894, direttore della cappella musicale della Basilica del Santo a Padova. Qui combatté le sue battaglie per rinnovare la musica sacra secondo le direttive ceciliane. Passerà a Loreto tra 1902 e 1903, dopo una parentesi come direttore del conservatorio di Parma (1897-1902), proprio mentre il sopra ricordato motu proprio di Pio X sanciva ufficialmente, pochi mesi dopo l’insediamento del pontefice, la riforma della musica sacra (e papa Sarto, già patriarca di Venezia, aveva avuto modo di conoscere ed apprezzare il Tebaldini attuatore della riforma proprio nella sua antica diocesi).

A Loreto Tebaldini sarebbe rimasto a lungo, più di venti anni, precisamente fino al 1924: il periodo lauretano fu allo stesso tempo difficile e bello per il nostro, ricco di soddisfazioni professionali, ma anche di iniziali incomprensioni. Non mancarono neanche momenti difficili sul piano umano, e gravi lutti familiari, tra cui la morte della giovanissima figlia Anna Pia.

Tornando al suo insediamento in qualità di maestro nella cappella musicale lauretana, il primo atto ufficiale di Tebaldini fu (e non poteva essere altro) quello di sconfessare la tradizione musicale pre-ceciliana, incarnata in loco da Luigi Vecchiotti e dalla sua musica sacra: infatti sia il nome di questo musicista, all’epoca ancora famoso, che aveva diretto per oltre vent’anni la cappella musicale della Santa Casa (dal 1841 al 1863), sia la sua musica – all’epoca occasionalmente eseguita dal suo successore ed allievo Roberto Amadei, benché ormai anche quest’ultimo fosse orientato verso una timida riforma – ancora aleggiavano e risuonavano sotto le volte del santuario mariano quando egli vi giunse. Tebaldini denigrò impietosamente il Vecchiotti compositore sacro in un articolo pubblicato sulla rivista ufficiale della musicologia italiana che allora muoveva i primi passi (Il “motu proprio” di Pio X, in “Rivista musicale italiana”, 1904); l’articolo a sua volta suscitò l’indignata risposta del figlio del compositore, che, a Urbino, diede alle stampe un opuscolo intitolato In difesa del maestro Luigi Vecchiotti (1905), che ebbe vasta eco anche a Loreto, tanto da essere compreso e integralmente ristampato l’anno dopo in un ulteriore libello polemico lauretano antitebaldiniano su Riforma e decadimento della cappella musicale lauretana, dovuto alla penna dell’avvocato Tito Maria Dupont (ma dietro c’erano l’ex sindaco della città mariana Domenico Santori e don Orlando Borromei) e indirizzato in forma di “Lettera aperta a SS. Pio X”. Questi i turbolenti e polemici inizi del magistero musicale del Tebaldini a Loreto: ma non poteva essere altrimenti.

Tuttavia, vi fu anche chi si rese subito conto dell’importanza epocale della riforma tebaldiniana e ne apprezzò gli sforzi. Uno di questi fu l’illustre musicologo marchigiano Giuseppe Radiciotti (Jesi 1858-Tivoli 1931) che, in un suo articolo comparso sulla “Rivista marchigiana illustrata” del 1907, pur riconoscendo le difficoltà contro cui il Tebaldini ogni giorno si scontrava, nel contempo, metteva in rilievo gli innegabili progressi e il rinnovamento del repertorio conseguiti da Tebaldini e dai suoi collaboratori (il nostro era infatti affiancato dal vice-maestro Agostino Donini e dagli organisti Ulisse Matthey e Luigi Ferrari Trecate), concludendo così il suo scritto:

Tali risultati ottenuti in sì breve tempo [quattro anni] danno diritto a sperare che non sia lontano il giorno in cui da tutte le chiese marchigiane saranno banditi i duetti, i terzetti, le arie e le cavatine, la musica frivola e sensuale, per accogliere quella sola che è atta a disporre l’animo del credente al raccoglimento ed alla preghiera. Ma per giungere a questo conviene – per decoro delle mie dilette Marche io mi auguro che avvenga – che tutta Loreto intellettuale (a questa parte della cittadinanza mi rivolgo, perché quella che ha interesse di convertir la basilica in una sala da concerto per nessuna ragione al mondo smetterà il suo contegno ostile) secondi ed incoraggi l’opera del maestro Tebaldini, l’infaticabile, coscienzioso, intelligentissimo artista che si è proposto di far della storica cappella centro e scuola di vera musica sacra, faro luminoso che diffonda i suoi benefici raggi sull’intera regione, e da questa su tutte le altre parti d’Italia.

Si può dire che il carteggio pubblicato nel libro che stiamo qui presentando si riallaccia quasi direttamente al momento descritto dal Radiciotti: nel frattempo al Donini (chiamato nel 1909 a dirigere la cappella di S. Maria Maggiore a Bergamo) era subentrato il Barbieri quale vice-maestro di cappella. Su costui, ora, è necessario spendere qualche parola.

Corrado Barbieri nacque in Toscana, a Colle Val d’Elsa, nel 1883: era quindi di quasi vent’anni più giovane di Tebaldini. Lo zio materno Aristotile Pacini, canonico e organista della cattedrale di Atri, ebbe qualche influenza sulle scelte musicali del nipote circa la musica sacra (è significativo il fatto che le prime tre lettere del nostro carteggio siano dirette da Tebaldini al Pacini, che caldeggiava l’elezione del nipote a vice-maestro lauretano). Corrado studiò musica presso il conservatorio di Pesaro, sotto Mascagni e Cicognani, conseguendo i diplomi di composizione e di direzione di banda. Dopo il periodo lauretano, cominciato verso il 1911 e finito nel 1924, insegnò Armonia presso il conservatorio di Parma e, dal 1927 alla morte, avvenuta prematuramente a Firenze nel 1938, fu docente di Armonia e contrappunto nel conservatorio del capoluogo toscano.

Abbiamo così messo a fuoco entrambi i musicisti tra cui si svolge il carteggio pubblicato nel libro, contestualizzandoli nel delicato momento di transizione in cui si trovarono ad operare. Passerò ora a considerare brevemente la consistenza e l’interesse di questo carteggio, cominciando dalle sue più recenti vicende esterne.

Si tratta di 171 lettere di Tebaldini dirette (tranne pochissime) a Corrado Barbieri, datate dal 1910 al 1926; di proprietà degli eredi di Barbieri, il carteggio è stato dagli stessi messo in vendita nel 2004. Con grande sensibilità culturale, la Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto lo ha acquisito, recuperando così una documentazione di indubbio interesse storico lauretano, ma anche di un’importanza che – come si può comprendere da quanto finora detto – va ben oltre la dimensione meramente locale. Questo quanto mai opportuno intervento della Fondazione ha evitato che le lettere andassero disperse nei mille rivoli del commercio privato e finissero, isolate e smembrate dall’originario corpus di appartenenza, magari sulle… bancarelle dei mercatini di antiquariato!, come oggi è sempre più facile vedere. La pubblicazione di queste lettere è stata altrettanto opportunamente curata da Anna Maria Novelli, nipote di Tebaldini, e da suo marito Luciano Marucci, da tempo impegnati nella raccolta e valorizzazione di materiali storici, musicali e documentari riguardanti Tebaldini, nonché fondatori del Centro Studi omonimo dedicato al compositore, con sede in Ascoli Piceno. Ciò ha fatto sì che i materiali epistolari stessi venissero ulteriormente valorizzati, accompagnando alla loro pubblicazione anche quella di altri documenti epistolari (stavolta si tratta di una trentina di cartoline postali e una lettera di Barbieri a Tebaldini), già esistenti presso l’archivio del Centro Studi “Tebaldini”. Bisogna infatti dire che le missive di Barbieri a Tebaldini relative al carteggio in questione, a suo tempo cedute da Tebaldini, dovrebbero essere a tutt’oggi conservate in un archivio privato di Milano: il condizionale è d’obbligo perché, a detta degli stessi curatori del volume, la consultazione di tali materiali – evidentemente da loro richiesta – non è stata finora permessa.

Venendo ai contenuti del carteggio, essi sono vari; ma, come si può facilmente immaginare, vertono soprattutto sull’attività e la conduzione ordinaria della cappella musicale della basilica di Loreto secondo le rispettive responsabilità dei due corrispondenti. Si possono così seguire esplicitamente ovvero intuire quali fossero anche le problematiche e le difficoltà in determinati momenti storici. Ad esempio, sono di grande interesse le profonde preoccupazioni di Tebaldini legate al travagliato periodo della prima guerra mondiale, quando sia Barbieri, sia la maggior parte dei cantori vennero chiamati o richiamati sotto le armi, con grave compromissione – come si può facilmente immaginare – dell’attività artistica. Barbieri, da parte sua, fu un ottimo collaboratore di Tebaldini, in veste di vice-direttore della cappella e di direttore della scuola di canto, vivaio della stessa cappella (inoltre egli aveva l’autonomo incarico della direzione della banda “Francesco Basili” di Loreto, costituitasi nel 1911). Grazie alla sua costante disponibilità, lo stesso Tebaldini poté coltivare i propri interessi di musicista, compositore e musicologo, che lo portavano spesso ad assentarsi da Loreto per tenere conferenze, organizzare e dirigere concerti con musiche proprie o con programmi storici, partecipare a riunioni ministeriali, ecc. (nonostante la posizione periferica di Loreto, infatti, Tebaldini mantenne rapporti con le istituzioni e i protagonisti del dibattito culturale e musicale dell’Italia dell’epoca). A proposito dei concerti con programmi “storici”, di cui Tebaldini fu uno dei primi promotori in Italia, si trattava non solo di musiche polifoniche sacre di autori classici, Palestrina in testa, ma anche di allestimenti operistici: piace qui ricordare che grazie a lui si ebbero le prime edizioni di protomelodrammi quali la Rappresentazione di anima et di corpo di Emilio de’ Cavalieri e l’Euridice di Peri e Caccini, quest’ultima eseguita presso il Conservatorio di Milano il 13 maggio 1916. In entrambi i casi, la collaborazione di Barbieri fu determinante: della Rappresentazione, riproposta al pubblico nel 1912, Barbieri realizzò la riduzione per canto e pianoforte, che fu anche data alle stampe qualche anno dopo (Torino, Marcello Capra, 1914).

Ma Barbieri fu anche il discreto amico e confidente di Tebaldini, al quale lo stesso non si faceva scrupolo – per esempio – di chiedere di procurargli il Corriere dei piccoli per le sue bambine, come in una lettera del 21 agosto 1911 da Grottammare, dove la figlia Anna Pia era in cura presso la clinica del dott. Ceccarelli.

Il sodalizio artistico e umano Tebaldini-Barbieri, sullo sfondo lauretano, si mostra così sulle righe e tra le righe di questo recuperato carteggio, offrendo i più vari spunti al lettore. Ma soprattutto chi è interessato alla temperie dell’epoca in fatto di musica sacra vi potrà trovare decine e decine di nomi di compositori antichi e moderni, di brani musicali di repertorio eseguiti, e via dicendo. Si può toccare palpabilmente la trama di scelte estetiche, musicali e culturali a volte coraggiose e travagliate sottese all’operato della cappella musicale lauretana nel primo quarto del XX secolo. Io stesso, leggendo il carteggio, ho appreso cose che non sapevo, ad esempio, che nel 1925, la cappella di Loreto, insieme con quella Sistina, fu scelta dal Ministero della Pubblica Istruzione per realizzare, attraverso la Società del Grammofono collegata a “La voce del padrone”, una serie di nove dischi doppi di brani sacri di vari autori (da Palestrina, a Lotti, a Borghi, a Perosi e allo stesso Tebaldini). Finora questi dischi non sono stati materialmente rintracciati, ma sarebbe molto interessante ritrovarli, perché così avremmo una tangibile testimonianza sonora del livello artistico e delle modalità esecutive della cappella lauretana sotto la bacchetta del Tebaldini.

Potrei fermarmi su altre cose, ma il tempo stringe. Dico soltanto che il volume è molto opportunamente corredato di fotografie dei protagonisti di quella ormai lontana stagione di fioritura della musica sacra a Loreto, della riproduzione in fac-simile di programmi di concerti ed altri documenti, musicali e non. In appendice sono altresì riportati un articolo di Radiciotti sulla cappella di Loreto (che sopra ho già ricordato), recensioni di esecuzioni musicali della cappella stessa ricavate dalla stampa dell’epoca (dal 1902 al 1924), nonché le recensioni del libro dallo stesso Tebaldini pubblicato nel 1921: L’archivio musicale della cappella lauretana. Catalogo storico critico illustrato. L’importanza di questo volume fu subito còlta da illustri musicologi e critici dell’epoca; ma a me piace terminare il mio intervento con il ribadirla. Nonostante infatti gli oltre ottant’anni che ormai ci separano da essa, quest’opera rimane fondamentale per la storia della musica a Loreto ed esemplare per l’adesione del suo autore al dato storico, archivistico e bibliografico, che non gli preclude tuttavia la possibilità di pronunciare anche giudizi estetici in buona parte oggi condivisibili, benché con qualche necessaria correzione di prospettiva critica, ovviamente mutata. E tutto ciò è tanto più stupefacente se si pensa alle condizioni, certo non ottimali, in cui lavorò il Tebaldini-musicologo: negli anni difficili dell’immediato primo dopoguerra, in un ambiente di provincia, lontano da qualsiasi biblioteca specializzata, stretto dalle incombenze quotidiane della sua attività musicale pratica, e via dicendo.

Nel lungo lasso di tempo di quasi un secolo che ci separa dalla pubblicazione di questo libro di Tebaldini, naturalmente, qualcosa è stato fatto per quanto riguarda lo studio storico e musicologico delle tematiche lauretane, ma molto, molto, resta ancora da fare. L’archivio musicale di Loreto, con le sue centinaia e centinaia di brani dei più diversi autori dal XVI al XX secolo (ormai anche il Novecento appartiene alla storia!), resta infatti una vera e propria miniera in gran parte ancora da esplorare. E lo dico con la piena coscienza dell’“addetto ai lavori”, per di più in un momento in cui l’imminente quinto centenario della fondazione della cappella musicale lauretana, che cadrà nel 2007, suscita fermenti positivi di studio (si pensa ad un convegno internazionale che sottolinei adeguatamente la storica ricorrenza). Tanto più mi rendo conto della straordinaria importanza dell’opera di scavo storico-musicologico a suo tempo compiuta dal Tebaldini, che nella prefazione del suo stesso libro qui ricordato, ebbe a scrivere:

Quando e Porta ed Hay, e Ferretti e Zoilo, e Cifra e Pace potranno come accompagnarsi a Melozzo da Forlì, a Luca Signorelli, a Lorenzo Lotto ai Calcagni al Vergelli ed ai Lombardi: o, quanto meno, allorché le opere giganti, pur di apparenti modeste proporzioni di quei maestri insigni, potranno apparire in luce, allora soltanto la rinascita vera dell’arte, nei suoi vari atteggiamenti, potrà dirsi interamente ripristinata nella monumentale Basilica lauretana.

Questo diceva Tebaldini nella sua particolare prospettiva storico-estetica; oggi non resta che includere anche lui e l’opera sua complessiva (quindi, anche musicale), nonché dei sui contemporanei e successori, in una nuova dimensione storica vista dallo scorcio del XXI secolo, dopo un’altra riforma epocale della musica e della liturgia: quella del concilio Vaticano II. Per usare lo stesso paragone musical-pittorico, accosterò il nome di Tebaldini a quello del suo contemporaneo Cesare Maccari, autore degli affreschi otto-novecenteschi della cupola della basilica lauretana.

Il recupero del carteggio Tebaldini-Barbieri attraverso il nuovo libro che ho qui l’onore di presentare e le iniziative che seguiranno nel corso di questa stessa giornata (l’inaugurazione della mostra documentaria tebaldiniana e, poi, l’esecuzione concertistica di Ceciliae Nuptiae) sono incisivi passi concreti sulla strada di questa ormai doverosa e necessaria riscoperta “a tutto campo” di quello che significò – e ancora significa – la cappella musicale di Loreto nella storia, nella musica, nella liturgia, nella cultura, nella nostra stessa civiltà. Grazie.

Loreto, 1 dicembre 2006   

 

 

Mostra documentaria

1 dicembre 2006-7 gennaio 2007

 

 

Materiali esposti

[bacheca 1]

 

SELEZIONE CARTEGGIO TEBALDINI-BARBIERI, ACQUISITO  DALLA

  FONDAZIONE  CASSA  DI RISPARMIO  DI   LORETO

 

Alcune delle 171 missive di Giovanni Tebaldini a Corrado Barbieri. L’intero epistolario, rilevato nel 2004, è stato trascritto e pubblicato nel libro Pagine inedite d’una identità musicale | Carteggio lauretano Tebaldini-Barbieri

(1910-1926), a cura di Anna Maria Novelli e Luciano Marucci, edito dalla Fondazione stessa.

 

[ritratto fotografico di G. T.]

Giovanni Tebaldini (Brescia, 1864 – San Benedetto del Tronto, 1952) Direttore della Cappella Musicale di Loreto dal 1902 al 1925

 

[ritratto fotografico di C. B.]

Corrado Barbieri (Colle Val d’Elsa, 1883 - Firenze, 1938) Vice direttore della Cappella Musicale dal 1910 al 1924

 

[bacheca 2]

 

SELEZIONE CARTEGGIO TEBALDINI-BARBIERI,

ACQUISITO  DALLA  FONDAZIONE  CASSA  DI RISPARMIO  DI   LORETO

 

Altre missive di Giovanni Tebaldini a Corrado Barbieri

 

 [bacheca 3]

 

Telegramma di Tebaldini a Barbieri con appunti musicali forse di quest’ultimo

 

Cartoline di cantori della Cappella Musicale dal fronte della Prima Guerra Mondiale

 

Programmi di alcune esecuzioni della Cappella Musicale di Loreto (dono della Signora Anna Lisa Lenzi di Cento,

pronipote della soprano Pina Bitelli Agostini, al Centro Studi e Ricerche “G. Tebaldini” di Ascoli Piceno

 

[ritratto fotografico di P. B. A]

 

La soprano Pina Bitelli Agostini nel 1922. La cantante fu protagonista anche nel concerto

del 15 settembre 1924 a Loreto e in altre esecuzioni dirette da Tebaldini

 

Caricature di Tebaldini e della cantante Bitelli apparse su un quotidiano (non identificato)

con la recensione del Concerto Spirituale di Bologna dell’aprile 1923

 

Rivista “Rassegna Marchigiana” (a. I, fasc. I, Ancona, ottobre 1922, pp.10-19) contiene un articolo di Tebaldini su Pietro Pace, organista e compositore lauretano (1559-1622) che fu anche al servizio di Giuliano della Rovere a Urbino. In alcune composizioni adottò tra i primi il nuovo stile vocale espressivo tipico di Monteverdi.

 

Articolo del musicologo Giuseppe Radiciotti (La Cappella Musicale di Loreto, “Rivista Marchigiana Illustrata”, a. IV, n. 4, aprile 1907,

pp. 145-149) che elogia l’operato di Tebaldini per il ritorno alle origini gregoriane e alla polifonia palestriniana in antitesi alle musiche dell’Ottocento che avevano portato il “teatro in chiesa”

 

Testo dell’Avv. Tito Maria Dupont dal titolo Riforma e Decadentismo della Cappella Musicale Lauretana. Lettera aperta a SS. Pio X (Ancona, Venturini, 1906) contro le innovazioni e le scelte artistiche di  Tebaldini. L’intervento era stato voluto dai detrattori della riforma, tra cui l’ex sindaco di Loreto e musicista dilettante Domenico Santori.

 

[bacheca 4]

 

DOCUMENTI DELL’ARCHIVIO STORICO DELLA SANTA CASA

Regolamento della Cappella Musicale

Tabelle delle sanzioni per i cantori inadempienti

Due registri della Cappella Musicale per “Straordinari e fisse”

Lettera autografa di Corrado Barbieri all’Amministratore della S. Casa con la richiesta

di pagamento degli straordinali per i cantori

 

[testo di una lettera autografa di Corrado Barbieri all’Amministratore della Santa Casa]

 

Ill.mo Sig. Conte [Gaetano Falconi]

Nel prendere atto della lettera in data 24 Febbraio u.s. n. 4 / 362 con la quale mi trasmette copia del Decreto Ministeriale relativo alla mia conferma di M. di canto (vice-direttore) della Cappella Musicale, mi sento in dovere di ringraziarla per quanto ha fatto allo scopo di stabilizzare, nelle forme richieste dai regolamenti, la mia posizione.

Soprattutto devo esserle grato per non avermi obbligato ad espletare gli obblighi che mi furono imposti con il Decreto di nomina, e che solo difficoltà relative agli attuali critici momenti mi impedirono di mettere in esecuzione.

Rinnovandole i sensi della mia più viva riconoscenza passo a segnarmi

                                                           Dev.mo

8.III.23                                                                                                                                                   Barbieri Corrado

 

[bacheca 5]

 

Foto di Emanuele Gianturco con dedica della moglie Remigia a Tebaldini. Lo statista

fu anche Ministro di Grazia, Giustizia e dei Culti e, in tale veste, sovrintendeva

alla Cappella Musicale di Loreto della quale aveva promosso la riforma del 1901.

 

Foto di gruppo dei maestri di musica delle Marche riunitisi nel 1903 a Loreto per discutere le problematiche inerenti la loro professione e redigere un documento da inviare al Ministero competente. Tebaldini è seduto al centro. Riconoscibili dietro di lui: Giuseppe Bezzi di Tolentino, Ulisse Matthey (organista della Cappella Lauretana); Agostino Donini (vice direttore della Cappella stessa), Amedeo Amadei (con la sigaretta in bocca), figlio di Roberto Amadei (il primo a destra di Tebaldini); in terza fila Quirino Lazzarini (con la paglietta in testa)

 

Pubblicazione in memoria del maestro Roberto Amadei, contenente, tra l’altro, il discorso funebre di Tebaldini.

Amadei, nato nel 1840 e morto nel 1913, aveva diretto la Cappella Musicale di Loreto dal 1871 al 1902.

 

Pubblicazione in memoria di Emilio Lodrini, Amministratore della Santa Casa dal 1891 al 1915. Tra le testimonianze, quella di Tebaldini apparsa sul quotidiano “La Sentinella Bresciana” del 15 gennaio 1915. Accanto il ritratto fotografico di Lodrini (riprodotto nell’opuscolo).

 

Ritratto fotografico di Eugenia Lodrini, figlia (?) dell’Amministratore

 

Ritratto fotografico, con dedica a Tebaldini, di Vittorio Amedeo Ranuzzi De’ Bianchi, Vescovo di Loreto e Recanati

dal 1903 al 1911, poi Maestro di Camera di Sua Santità

 

Opuscolo commemorativo per il maestro Quirino Lazzarini con il discorso funebre di Tebaldini.

Lazzarini, nato a Loreto nel 1863 e morto nel 1940, fu organista a Loreto dal 1924 al 1930.

 

Ritratto fotografico, con dedica a Tebaldini, del conte Gaetano Falconi

(Regio Amministratore della Santa Casa dal 1919 al 1925)

 

Gruppo di pellegrini di Brescia, città natale di Tebaldini. Al centro il musicista e il sacerdote Giulio Salvadori,

 latinista e scrittore, autore delle parole di due composizioni del Maestro.

 

[bacheca 6]

 

Partitura a stampa di Rappresentazione di Anima e di Corpo fu spesso eseguita in Italia e all’estero. Nel 1917 Tebaldini rielaborò la riduzione per adattarla alle esigenze della “visione scenica” del librettista Luigi Illica. Una ricca corrispondenza testimonia i tentativi di rappresentarla al Teatro Metropolitan di New York sotto la direzione di Toscanini. In realtà, in quella versione, nel 1931 la diresse a Monaco il famoso Hermann  Scherchen.

 

Dominica IV post Pasqua (1923) e In Festo Translationis Almae Domus: partiture autografe di Corrado Barbieri

conservate nell’Archivio Storico della Santa Casa

 

Partitura autografa di Tebaldini della composizione Caeciliae Nuptiae (Le nozze di Santa Cecilia), per soprano solo, coro a 4 voci, pianoforte, harmonium e piccola orchestra. Composta tra il 1898 e il 1931, narra gli episodi più significativi della vita della Santa: dal matrimonio al processo, al martirio. Ispirata al ricordo della figlia del compositore, Cecilia (morta a soli quattro mesi), fu eseguita per la prima volta nel 1931 a Venezia e l’anno successivo a Milano. L’opera, riproposta dopo 75 anni su revisione critica del M° Lamberto Lugli, e mai data nelle Marche, viene rappresentata nella Basilica della Santa Casa di Loreto il 1° dicembre 2006.

 

Ritratto fotografico della soprano Maria Rota (zia del musicista Nino Rota), prima interprete

di Caeciliae Nuptiae, in una foto di scena con dedica a Tebaldini

 

Partitura autografa della composizione di Tebaldini Epicedio, con il diario dei fatti relativi all’eccidio (trasmesso dal musicista a Ildebrando Pizzetti in allegato a una lettera). L’originale è conservato presso la Biblioteca Palatina-Sezione musicale di Parma.

 

[bacheca 7]

 

Testo della conferenza di G. Tebaldini La Musica Sacra nella Storia e nella Liturgia, con dedica “A Sua Santità Pio X | con filiale devozione” (Macerata, Unione Cattolica Tipografica, III edizione, 1904)

 

Estratti di saggi di Tebaldini pubblicati sulla “Rivista Musicale Italiana” tra il 1904 e il 1909

 

Un esemplare della pubblicazione di Tebaldini L’archivio Musicale della Cappella Lauretana (Ed. S. Casa, 1921),  studio storico-critico sulle antiche musiche conservate nell’Archivio Storico della Santa Casa di Loreto, particolarmente apprezzato dagli specialisti

 

Un esemplare de L’Archivio Musicale della Cappella Lauretana nel Catalogo illustrato di G. Tebaldini. Recensioni critiche, giudizi, note, appunti (Ed. Lauretana, 1928). Tra l’altro, la pubblicazione contiene l’elenco delle composizioni antiche, a stampa e manoscritte, ridotte in partitura moderna ed eseguite dalla Cappella Musicale della Basilica dal 1904.

 

Frontespizio autografo del testo dattiloscritto (pagine 24) della conferenza, tenuta da Tebaldini al Teatro delle Muse di Ancona il 27 aprile 1913, Prolusione al Tristano ed Isotta di Riccardo Wagner (rimasta inedita), dedicata all’amica veneziana Maria Nono in Villari (dono del figlio della Signora, Dottor Vincenzo Villari di Roma, al Centro Studi e Ricerche “G. T”)

 

Foto-dedica del musicista Ildebrando Pizzetti al suo maestro (dono del nipote di

Tebaldini, Gianfranco Vicinelli di Milano, al Centro Studi e Ricerche “G. T.”)

 

Foto di Lorenzo Perosi nella sua camera-studio (dono del nipote di Tebaldini, Gianfranco Vicinelli di Milano, al Centro Studi e Ricerche “G. T.”). Nella foto con dedica si legge: “Al carissimo | amico Giovanni | Tebaldini sommo | compositore(1) e | critico musicale | per affettuosa gratitudine | Lorenzo Perosi | Roma | 10-VIII-1920” [“(1) di almanacchi | G. T.”: aggiunta ironica di Tebaldini]. Don Lorenzo Perosi nel 1895 succedette a Perosi nella direzione della Cappella Musicale della Basilica di San Marco a Venezia. Perosi celebrò la sua prima messa a Loreto il 22 settembre 1895.

 

Ritratto di Arturo Toscanini con la dedica: “A Giovanni Tebaldini... | ricordando tempi lontani e cari eppur | vicini nella memoria dolce e viva. | Affettuosamente - Arturo Toscanini. | (24-7-1948)” [Centro Studi e Ricerche “G. T.”]. Successivamente Tebaldini scrisse tre articoli per il direttore d’orchestra, pubblicati su “Il Giornale di Brescia” del 16, 18 settembre e 23 ottobre 1948.

 

L’ultimo articolo di Tebaldini dal titolo Cielo e mar pubblicato un mese prima della scomparsa su “La Scala” di Milano (15 aprile 1952, n. 30, pp. 38-39), dedicato ad Amilcare Ponchielli, suo maestro di composizione al Conservatorio di Milano

 

Il necrologio di Tebaldini del critico Franco Abbiati su “La Scala” (giugno 1952)

 

[bacheca 8]

 

ALCUNE ONORIFICENZE RICEVUTE DA TEBALDINI

 

Nel 1906 Tebaldini aveva ricevuto da Papa Pio X la nomina a Cavaliere di San Silvestro. L’atto gli era stato recapitato a mezzo del Vescovo di Loreto e Recanati, Mons. Vittorio Amedeo Ranuzzi de’ Bianchi, unitamente alla foto di cui alla riproduzione. Nella dedica si legge: “Al Diletto figlio Prof. Giovanni Tebaldini e a tutta la di lui | famiglia impartiamo con affetto l’Apostolica Benedizione | Pius PP. X”.

 

Pubblicazione con Estratto del “Breve” pontificio relativo agli Ordini Equestri e le istruzioni

per l’uniforme da indossare

 

Nomina del Ministero della Pubblica Istruzione a Ufficiale nell’ordine della Corona d’Italia

 

Nomina a Commendatore nell’ordine della Corona d’Italia

 

Nomina a Direttore perpetuo ad honorem della Cappella Musicale della Basilica Lauretana,

inviata a Tebaldini dal Vescovo di Loreto Mons. Aluigi Cossio

 

Encomio Solenne dell’Accademia d’Italia conferito a Tebaldini il 21 aprile del 1940

 

[bacheca 9]

 

Ritratto fotografico di Tebaldini del maggio 1924, con dedica (sul verso) alla soprano Pina Bitelli Agostini.

(dono della Signora Annalisa Lenzi, pronipote della cantante, al Centro Studi e Ricerche “G. T.”)

 

Foto delle figlie di Tebaldini (1906 ca). Da sinistra: Carolina (Lina), Brigida (Dina) ed Emilia.

 

Ritratto fotografico di Marie Tebaldini (Venezia, 1892 – Loreto, 1910) qualche mese prima della morte

 

Foto della famiglia Tebaldini: il Maestro, le figlie Brigida ed Emilia, la moglie Angioletta (1911 ca)

 

Foto della famiglia Tebaldini con quella del pittore Adolfo De Carolis in villeggiatura a Numana (25 settembre 1914)

 

Ritratto fotografico di Anna Pia, ultima figlia di Tebaldini (nata a Loreto il 16 dicembre 1906 e prematuramente scomparsa a Brescia il 13 gennaio 1922). Allieva di pianoforte del M° Matthey, si esibiva già in concerti pubblici e avrebbe potuto diventare l’erede artistica del padre. Nel 2003 al suo nome è stato intitolato un Concorso Internazionale per giovani esecutori (under 19), che si tiene annualmente a Brescia.

 

                                  Foto con Tebaldini e la famiglia De Carolis davanti alla Chiesa di San Francesco a Ravenna (5 settembre 1921), in occasione del VI Centenario Dantesco, in cui fu eseguita la sua Trilogia Sacra, con l’esibizione della Cappella Musicale di Loreto

 

Foto di Tebaldini con la figlia Brigida, il direttore d’orchestra Edoardo Vitale e il Sindaco di Maiolati nel 1924,

dopo la commemorazione di Gaspare Spontini da lui tenuta

 

Disco a 78 giri della composizione di Tebaldini, Padre, se mai questa preghiera giunga al tuo silenzio, lirica drammatica per canto e pianoforte con versi di Ada Negri; ultima composizione di Tebaldini (San Benedetto del Tronto, 1947). Incisione privata di Ugo Pasi (durata di 7’ 50”), Bologna, 30 aprile 1950. Interpreti: Grazia Franchi Ciancabilla (soprano); Emmaria Pasi (pianista).

 

Foto-dedica a Tebaldini della soprano Grazia Franchi Ciancabilla di Bologna, in abiti di scena.

Oggi ottantatreenne, risiede a Villa Rosa di Teramo.

 

Ritratto fotografico della pianista Emmaria Pasi di Bologna con dedica a Tebaldini

 

Comunicazione del Vescovo di Loreto a Tebaldini  sulla data per la Prima Comunione della nipote

 

Versi scritti dalla poetessa  Giulia Giovanelli, moglie dello storico Enrico Liburdi,

per la prima comunione della nipote di Tebaldini

 

Foto della nipote di Tebaldini in Piazza della Madonna, dopo aver ricevuto la Prima Comunione dal Vescovo

 

10 ottobre 1951: Tebaldini commemora Verdi presso il Circolo Cittadino

di San Benedetto del Tronto (ultima sua apparizione in pubblico)

 

Lettera di condoglianze del Vescovo di Loreto, Mons. Gaetano Malchiodi,

alle figlie del M° Tebaldini. I “18 anni” di attività ricordati, in realtà erano stati 22.

 

Comunicazione di morte di Giovanni Tebaldini

 

[bacheca 10]

 

Elogio dettato dal poeta Salvatore Di Giacomo per Tebaldini, dopo il successo dei concerti

da lui programmati e diretti a Napoli per l’Associazione “Alessandro Scarlatti”

 

L’ultima bacchetta direttoriale di Tebaldini (dono della Corale “Alessandro Scarlatti” di Napoli nel 1919). Il Maestro in seguito la regalò al Dottor Giovanni Bozzoni, oculista sambenedettese e collezionista di strumenti musicali
(proprietà: Dottor Giulio Bozzoni, San Benedetto del Tronto).

 

Quaderno autografo di Tebaldini dedicato alla figlia Emilia, con

“Conferenze e Corsi d’istruzione” da lui tenuti in Italia e all’estero (totale 175)

 

Quaderno autografo di Tebaldini con l’elenco delle “Composizioni sacre e profane”

 

Foto del pianoforte usato da Tebaldini a Loreto dal 1908, trasportato nel 1944 nell’abitazione della figlia Brigida a San Benedetto del Tronto, dove il Maestro si era trasferito. Sopra l’atto di cessione dello strumento alla moglie del musicista. (proprietà: Renato Novelli, nipote del musicista).

 

Un autografo di Tebaldini con alcuni aforismi

 

Portacorrispondenza usato da Tebaldini (sul retro si legge “Souvenir de la Rivière de Salò”). All’interno l’ultima sua lettera (incompleta), scritta un mese prima della morte e mai spedita alla Signora Rosy Cilèa (moglie del musicista), suo grande amico. Accanto gli occhiali, la lente di ingrandimento, il tagliacarte, due sigilli e la ceralacca.

 

 

 

 

Inaugurazione Mostra documentaria nel Museo-Pinacoteca Santa Casa  (ph. L. Marucci)

 

 

 

Concerto Caeciliae Nuptiae

 

 


Basilica della Santa Casa. Orchestra del Conservatorio "G. Rossini" di Pesaro

e Coro "Filippo Marchetti" di Camerino

 

 

 

 

 

 

 

 

Testo riassuntivo sugli eventi per Tebaldini

(novembre 2006-gennaio 2007)

 

A Loreto si sono tenute le “Rievocazioni musicali” incentrate sulla personalità artistica di Giovanni Tebaldini (compositore, musicologo e conferenziere, direttore d’orchestra e di cori, organista), bresciano di nascita (1864) e marchigiano d’adozione per aver dimorato e lavorato cinquant’anni nella nostra Regione. Gli eventi sono stati tre: presentazione di un libro, mostra documentaria, concerto. Altre iniziative si sono avute a Pesaro e Camerino.

Tebaldini - di cui si va riscoprendo il talento multiforme, grazie anche al Centro Studi e Ricerche a lui intitolato e all’importante sito web (www.tebaldini.it) aperto nel 1999 dalla Provincia di Ascoli Piceno - approdò nella città mariana nel 1902, in qualità di direttore della Cappella Musicale Lauretana, dopo aver diretto la Schola Cantorum della Basilica di San Marco a Venezia (1889-1894), la Cappella Antoniana di Padova (1894-1897) e il prestigioso Conservatorio di Parma (1897-1902, periodo in cui ebbe stretti rapporti con Giuseppe Verdi). A Loreto mantenne l’incarico fino al 1925, ma si allontanò solo nel 1944, quando, ormai anziano, si trasferì a San Benedetto del Tronto, nell’abitazione della figlia Brigida, dove morì nel maggio del 1952, lasciando una vasta produzione degna di essere riportata alla luce.

L’intera operazione ha preso avvio dal recente acquisto, da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto, di 171 lettere (rinvenute da un antiquario toscano) di Tebaldini al suo vice direttore Corrado Barbieri, le quali hanno sostanziato la pubblicazione Pagine inedite di un’identità musicale. Carteggio lauretano Tebaldini-Barbieri (1910-1926), a cura di Anna Maria Novelli e Luciano Marucci. Tra l’altro, dalla corrispondenza è stato possibile ricostruire un quindicennio di storia della Cappella Musicale in rapporto agli avvenimenti storici. Il libro, quindi, spazia dalle problematiche locali riguardanti il funzionamento della Cappella (connesso in particolare alla Prima Guerra Mondiale) alle difficoltà della riforma della musica sacra attuata per volere del Papa Pio X e con il contributo di alcuni studiosi tra cui Tebaldini, che aveva dato tutto se stesso per la sua migliore applicazione.

Alla presentazione dell’edizione hanno partecipato l’Arcivescovo Mons. Gianni Danzi che ha assunto la manifestazione come apertura delle celebrazioni per il cinquecentenario (2007) della costituzione della Cappella. E il Sindaco Moreno Pieroni si è impegnato a dare massimo risalto alla ricorrenza. La Dott.ssa Ancilla Tombolini, Presidente della Fondazione, ha ricordato il loro programma tendente a valorizzare quanti hanno promosso la cultura nel territorio.

Entrando nel merito, il musicologo Paolo Peretti ha evidenziato l’azione determinante di Tebaldini per restituire dignità e funzione alla musica da chiesa con esecuzioni che riconducevano l’attenzione sul canto gregoriano e sulla polifonia palestriniana, sottraendola così alle esteriorità teatrali del repertorio  melodrammatico. Su questa linea evolutiva, storicamente coerente, egli era riuscito a far guadagnare alla Cappella Lauretana una considerazione più che nazionale. Originale l’intervento del sociologo Renato Novelli (nipote di Tebaldini), che ha saputo cogliere le differenze tra gli ideali del primo Novecento e i comportamenti d’un quotidiano piuttosto materialistico e omologante.

La mostra, allestita in un salone del Museo-Pinacoteca della Santa Casa, per molti aspetti ha complementato la pubblicazione. Vi erano esposti alcuni degli autografi trascritti, edizioni dell’epoca, fotografie con dediche (tra cui quelle di Perosi, Toscanini e Pizzetti), manoscritti musicali e oggetti appartenuti a Tebaldini, come, ad esempio, l’ultima bacchetta direttoriale.

Il concerto vocale-strumentale - organizzato dall’Associazione Corale-Culturale “Filippo Marchetti” di Camerino, da qualche tempo impegnata nella riscoperta di musicisti dimenticati che hanno onorato le Marche – ha segnato il momento più evocativo e coinvolgente con l’esecuzione, in prima assoluta per le Marche, dell’Oratorio “Caeciliae Nuptiae” (“Le nozze di Santa Cecilia”), sempre di Tebaldini, nella suggestiva, mistica atmosfera della Basilica che per anni lo aveva visto dirigere musica liturgica e concerti.

L’opera - composta tra il 1898 e il 1901 in memoria della figlia del compositore, Cecilia (morta a soli quattro mesi) - fu da lui rivista nel 1930 su sollecitazione della cantante Maria Rota (zia di Nino Rota), che ne sarà la prima interprete a Venezia nel 1931, e dedicata all’ex allievo Ildebrando Pizzetti, il quale l’aveva apprezzata fin dalla prima stesura. Coniugando armonicamente le modalità gregoriane della gloriosa tradizione italiana con le innovazioni linguistiche della modernità, narra gli episodi più significativi della tragica esperienza terrena della Santa. È strutturata in un Prologo, Le Nozze (con il patrizio Valeriano che si converte al cristianesimo), Il Giudizio (con il processo dei pagani che condannano a morte i due sposi), Il Martirio e l’Inno Finale (di lode ai Martiri). Il Poemetto - composito e ben articolato - prevede un organico insolito: soprano solista, voce recitante, organo, pianoforte e 17 elementi orchestrali con archi scuri, due arpe, una celesta, oboi, clarinetti, flauti e corni. Dopo 75 anni è stato riproposto su revisione critica del M° Lamberto Lugli (docente al Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro). La brochure documenta la genesi e lo sviluppo del lavoro ed è supportata da testi critici e dalle relazioni delle docenti Maria Chiara Mazzi e Marta Mancini, lette al Conservatorio di Pesaro in una conferenza sulla musica sacra nell’Ottocento e sull’attività musicologica di Tebaldini, nell’ambito della “Settimana delle Arti”.

Particolarmente applauditi i protagonisti Rosalba Petranizzi (soprano) e Mariano Aprea (voce recitante). Molto apprezzati anche il Coro “Filippo Marchetti” di Camerino e l’Orchestra del Conservatorio di Pesaro, diretti dallo stesso Lugli.

La rappresentazione – con anteprima nella cattedrale di Pesaro e replica nel Santuario Santa Maria in Via di Camerino - ha entusiasmato soprattutto per l’intima, spirituale partecipazione del musicista al dramma umano e religioso espresso dal testo latino.

 

 

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