RICORDO DI GIOVANNI TEBALDINI

 

Nonostante il riconoscimento inferiore ai suoi meriti ed alle sue qualità, Giovanni Tebaldini è stato una delle figure più singolari della rinascita della cultura musicale italiana.

Egli cominciò la sua vigorosa azione di rinnovamento quando la gloriosa fioritura del melodramma ottocentesco aveva a poco a poco fatto dimenticare ogni altro tipo di creazione musicale: cosa che può sembrare inspiegabile in un paese come il nostro, nel quale le più alte espressioni artistiche erano state di avviamento e di guida a tutta la civiltà musicale europea. L’azione di Giovanni Tebaldini fu tanto più ammirevole quanto spontaneamente generata da un’intima persuasione, formatasi in contrasto con la depressa spiritualità dell’ambiente musicale in cui egli entrò con vigore combattivo proprio della sua natura generosa e tenace. E la sua fu opera di fervidissimo amore per la conoscenza pratica e diretta di quei capolavori della musica italiana che la storiografia, allora specialmente sotto l’influenza della scuola tedesca veniva ricostruendo e illustrando nei loro fondamentali elementi storici e stilistici. Alle più sicure e distintive doti di musicista, Giovanni Tebaldini seppe unire una volontà inflessibile ed uno spirito alacre e combattivo, pronto a gettarsi nella polemica più aperta e ardita ed a continuare la lotta, sempre ed unicamente preoccupato della nobiltà dell’ideale da conseguire. […]

Il nome di Giovanni Tebaldini resta legato alla riforma della musica sacra in Italia, della quale fu veramente un propugnatore; discepolo ed amico del benedettino Guerrino Amelli, i risultati della sua attività ebbero l’alto elogio dell’allora Vescovo di Mantova, poi patriarca di Venezia: il futuro restauratore del canto gregoriano, il Beato [oggi Santo] Pio X.

Anche in questo campo egli sentiva necessario che la musica si riannodasse a quella tradizione che dal canto gregoriano, restituito alla sua purezza, alla polifonia, riassunta nel glorioso nome del Palestrina, aveva creato le espressioni più alte e più spirituali della musica religiosa. I semi gettati con tanta amorosa dedizione hanno dato i loro frutti: questa constatazione deve aver rasserenato gli ultimi anni di Giovanni Tebaldini, ormai lontano dalle lotte e dalle amarezze. Alla sua figura, esemplare per la nobiltà e il disinteresse, per la fede e per l’arte, va il commosso saluto di chi lo ricorda Maestro di profonda dottrina.

 

Luigi Ronga1

 

(stralcio da “Bollettino Ceciliano”, n. 8-9, agosto-settembre 1952, p. 103)

 

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1. Luigi Ronga (Torino 1901 – Roma 1983), laureato in lettere a Torino, studiò musicologia a Dresda. Fu docente di Storia della Musica al Conservatorio di Palermo, in quello di Santa Cecilia a Roma e al Pontificio Istituto di Musica Sacra. Fu anche stimato professore universitario nella capitale. Accademico dei Lincei, di Santa Cecilia e dell’Accademia delle Scienze di Torino, è stato autore di pregevoli studi su “Frescobaldi, organista vaticano”, “I lineamenti del Romanticismo musicale”, “La musica dell’antichità”. Ha diretto, dal 1954 per alcuni anni, la “Rivista Musicale Italiana”.

 

 

 

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