È morto Giovanni Tebaldini a San Benedetto del Tronto

 

Da San Benedetto del Tronto giunge notizia della morte del maestro Giovanni Tebaldini, illustre musicologo e docente, nonché valente compositore di musica sacra, nato ottantasette anni orsono a Brescia. La salma è già stata trasportata da San Benedetto alla non lontana Loreto, per essere tumulata nella tomba di famiglia. Giovanni Tebaldini appartiene a quello sparuto gruppo di musicisti, insegnanti ed esteti, che influirono notevolmente sulla formazione del nuovo gusto, allorché la musica di Bach e di Beethoven veniva conosciuta e apprezzata in Italia e mentre l’opera di Wagner si imponeva con evidente e spiegabile sforzo nella nostra patria.

Così il Tebaldini auspicò il ritorno della musica sacra e strumentale italiana seguendo i dettami di Giuseppe Verdi del quale fu amico devoto. Egli era presentemente l’unico musicista superstite, con Arturo Toscanini, che ebbe la ventura di conoscere il grande maestro di Busseto.

Per la musica vocale, il Tebaldini insistette sul valore di Giovanni Pierluigi da Palestrina, non solo con numerosi scritti, ma anche con i corsi di “Esegesi palestriniana” tenuti al Conservatorio di Napoli.

Se ammiriamo dall’alto il vasto contributo portato dal Tebaldini alla cultura musicale, sia come insegnante di conservatorio e come direttore d’istituti musicali, sia come maestro di cappella (Venezia, Padova e Loreto) e come compositore, si resta davvero meravigliati per tanta attività spesa umilmente, e con infinito amore, a tutto vantaggio dell’arte.

Non si dimentichi che il primo concerto diretto dal Tebaldini al Liceo “Benedetto Marcello” di Venezia, risale al 20 marzo 1891 - precisamente sessantun anni fa – eseguendo musiche di Martinengo, Monteverdi, Rovetta, Cavalli, Rovettino (Volpe), Bassani, Ziani e Legrenzi: un elenco di nomi che denota tutto un programma culturale e tutto un desiderio di tornare alle fonti più fresche e vive.  […]  Con notevole ritardo la Accademia di S. Cecilia lo aveva accolto, nel gennaio 1951, fra i suoi membri proprio durante la presidenza di Ildebrando Pizzetti che va considerato il suo migliore e più illustre allievo.

 Mario Rinaldi1

 

(stralcio da “Il Messaggero”, Roma, 13 maggio 1952)

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1. Mario Rinaldi (Roma, 1903 – ivi, 1985) studiò violino e pianoforte e seguì corsi di estetica musicale e di musica sacra.. Nel 1935 entrò come critico musicale nella redazione della Tribuna, per passare nel 1944 al Corriere di Roma, l’anno seguente al Giornale del Mattino e dal 1946 a Il Messaggero. Dal ‘44 insegnò storia ed estetica musicale presso il Conservatorio di Santa Cecilia in Roma. Al suo lavoro di giornalista e di saggista (collaboratore anche delle principali riviste musicali) ha aggiunto un’intensa attività di conferenziere esplicatasi soprattutto alla radio e alla televisione. Ha pubblicato importanti studi sulla musica italiana dal Settecento al Novecento, con particolare riferimento alle vicende del melodramma, e monografie su Corelli, Vivaldi, Felice Romani, Verdi e Perosi.

 

 

 

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