La morte del Maestro Giovanni Tebaldini

 

 

[...] Con Giovanni Tebaldini scompare un Maestro, nel senso più pieno e impegnativo della parola. Direttore, compositore, didatta, scrittore, tutta la Sua vita è stata una nobile e santa battaglia per ridare alla musica italiana dei secoli scorsi, troppo spesso volutamente ignorata e sottovalutata da chi si interessava di storia della musica, il suo splendente valore e la forza insopprimibile della sua priorità.

È Tebaldini che riporta alla luce, nel senso che le immette nella conoscenza degli ascoltatori, le musiche del cinque e seicento. È Tebaldini che per primo fa ascoltare quella “Rappresentazione di Anima e di Corpo” di Emilio Del Cavaliere, che ha così grande e determinante valore nella storia del melodramma. È Tebaldini che trae dall’oblio e Marenzio e Vivaldi e i Gabrieli e tutti i grandi polifonisti del ‘500. È direttore di Conservatorio, è direttore di Cappelle musicali fra cui quella di Loreto. Opera con i suoi scritti musicali come con i suoi scritti critici. Con la sua cultura, la sua sensibilità, la sua autorità, la sua instancabile energia diviene veramente il difensore e l’esaltatore dei grandi valori musicali italiani. [...]

L’Italia perde un grande artista, la musica italiana un grande difensore, un illuminato e fervente sostenitore: la cultura uno dei suoi più vivi ed operanti rappresentanti.

Tutti della nostra generazione ci sentiamo in un certo modo suoi allievi: grandi e piccoli, celebri o sconosciuti. Un esempio: un Maestro. Da ricordare: da seguire ed un nome, quello di Giovanni Tebaldini, da prendere come insegna nella professione e nella difesa dell’arte musicale.

                                                                                                          l.[odovico] f.[erdinando] l.[unghi]1

 

 (da “Il giornale d’Italia”, 13 maggio 1952, p. 3)

 

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1.  Fernando Lodovico Lunghi (Loreto, 1893 – Grottaferrata, Roma, 1977). Studiò al Conservatorio di Pesaro con Zanella e Cicognani. Insegnò storia della musica al Conservatorio S. Cecilia di Roma fino al 1963. Dal ’36 si dedicò alla critica musicale lavorando per “Il Giornale d’Italia”. Fece parte di concorsi nazionali e internazionali. Fu accademico di Santa Cecilia e membro dell’Accademia Cherubini di Firenze.

 

 

 

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