UN BRESCIANO DA RICORDARE

    GIOVANNI TEBALDINI

 

 

Oh! L’orgoglioso ed amaro ricordo delle battaglie fino allora virilmente combattute e che qui, almeno, durante le lunga dimora loretana, trovano il conforto del trionfo allorquando il pontificio motu proprio di Pio X, il 22 novembre 1903, sancì la radicale riforma della musica sacra per ottenere la quale il dotto padre Amelli e l’infaticabile Tebaldini (e pochi altri strenui e bersagliati campioni), si battevano, con mediocre successo, da oltre un ventennio.

Maestro di somma perizia didattica, di profonda e varia cultura, Giovanni Tebaldini esercitò un lungo e fruttuoso magistero, nella scuola, nella stampa, nel pratico esercizio dell’arte sua, plasmando intelletti e coscienze al culto sublime del bello e del vero, dettando studi critici esemplari e pagine musicali di bella ispirazione e di verace sentimento religioso.

La sua “Missa solemnis pro defuntis” prescelta per le funebri onoranze ad Umberto I celebrate nel 1908 nel Pantheon; la “Trilogia dantesca” palestriniana, eseguita la prima volta in Ravenna nell’occasione del VI centenario della morte del Poeta ed infine (per tacere di altri egregi lavori che mieterono applausi e premi), il bellissimo “Epicedio” sinfonico dedicato ai Martiri loretani Brancondi, ch’ei conobbe ed amò, vittime gloriose del tragico 1944, sono, senza dubbio, bello e durevole documento di arte purissima, di schietta religiosità, di virile patriottismo.

Brescia, che si onora di avergli dato i natali e Loreto che, ai piedi del sacro colle, ne serba le spoglie a fianco di quelle delle donne gentili che gli furono care, non possono né debbono lasciare trascorrere inosservato il centenario di così illustre Maestro.

 Enrico Liburdi1

(stralcio da “Giornale di Brescia”, 9 gennaio 1965)

 

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1. Enrico Liburdi (Urbania 1895 – San Benedetto del Tronto 1984). Iniziata la carriera di insegnante in Veneto e Lombardia, arrivò a San Benedetto nel 1935 con l’incarico di Direttore Didattico. Grande studioso di storia, ha collaborato con diverse riviste e pubblicato saggi per la Vallardi. Membro dell’Istituto di Storia del Risorgimento, e dal 1942 socio vitalizio, ha dato alle stampe parecchi studi su tale periodo. Si dedicò alle vicende sambenedettesi, mettendone in luce aspetti poco noti. Il Comune della cittadina rivierasca gli assegnò due medaglie d’oro; il Ministero della Pubblica Istruzione una d’argento. Nel 1980 vinse, ex aequo con Giovanni Spadolini, il Premio Cesenatico. Il giorno prima di morire tenne una conferenza nell’ambito della “Settimana degli Studi Risorgimentali”.

 

 

 

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