IL RITORNO DELLA MUSICA

[...] Oggi per fortuna il maestro insigne della scuola dei cantori del Santo di Padova [della Basilica della Santa Casa di Loreto], ci dona un più largo respiro. La musica è una sola, è l’arte delle Muse, è la più grande e misteriosa delle creazioni dello spirito artistico: ed è questa la Musica. L’abbiamo subito riconosciuta nella sua perfetta nobiltà e bellezza. Non si poteva scegliere un più ridente mese della stagione, né un’ora più opportuna della storia, né un programma più rispondente al nuovo carattere del nostro tempo. Siamo in un’età nella quale i commerci, l’emigrazione e la guerra hanno spinto tutti i popoli oltre le loro frontiere, hanno quasi abolito ogni baluardo di monti e di mari, li hanno confusi in ogni metropoli, li hanno avvicinati dalle regioni più lontane, in maniera da rendere possibile al nuovo mondo di trovare nella vecchia Europa un nuovo insegnamento, e a noi di riacquistare alcune grandi qualità perdute.

[...] Oggi, dunque, mentre i popoli tornano dalla guerra, dopo il viaggio che li ha fusi nella comunione delle battaglie, è dolce entrare in chiesa, ed iniziare il nuovo viaggio. Ho visto ufficiali, decorati al valore, ascoltare in una lunga immobilità la implorazione di Emilio De’ Cavalieri, nella quale un popolo si raccomanda a Dio, mentre era ancora vivo il ricordo e ancora presenti le rovine del sacco di Roma. Ora, ascoltare nel raccoglimento la voce dell’antica anima popolare, significa mettersi nelle migliori condizioni per ricostituire, con l’aiuto della musica, l’unità perduta, significa riacquistare la coscienza della storia, e con essa la visione di ciò che si svolge nell’ora presente, e la consapevolezza dei doveri che essa impone.

Il primo e il più grande l’educazione. Sia dunque il concerto diretto da Giovanni Tebaldini, così nobilmente aiutato e secondato da Maria De Sanna e dalla impareggiabile collaboratrice signorina Gubitosi, un punto di partenza, il primo di un cammino trionfale!

E ne ho la certezza, specialmente se penso al grande poeta che è stato il primo ad iniziare e a volere questo movimento della nostra coltura musicale: Salvatore Di Giacomo. [...] 

Angelo Conti1

[stralcio da «Il Tempo», 24 aprile 1919, p. 3. L’articolo fu scritto dopo il primo Concerto Storico dell’Associazione “Alessandro Scarlatti” di Napoli, organizzato da Giovanni Tebaldini e da lui diretto nella Chiesa di San Paolo Maggiore (San Gaetano) nei giorni 8-14-28 aprile 1919 (interpreti: soprano Edvige Medugno, baritono Armando Zuccarelli; nella seconda esecuzione Giuseppe Kaschmann, Maestra del coro Emilia Gubitosi)]

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1.  Angelo Conti (Roma, 1860 - Napoli, 1930) fu scrittore, critico d’arte, studioso di storia delle religioni e di misticismo. Combatté la “putrefazione” della cultura e rivalutò la funzione della musica. Fu il più autentico rappresentante di un movimento estetico-mistico che trovò la più alta espressione in Gabriele D’annunzio, il quale delineò un suo immaginifico ritratto nel personaggio di Daniele Glauro del Fuoco. Collaborò a «La Tribuna». Lavorò alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti e presso gli Uffizi di Firenze, poi all’Accademia di Venezia. Intrecciò una lunga corrispondenza con la Duse. A Venezia frequentava il salotto di Mariano Fortuny. Nel 1901 tornò ad operare a Roma. Anche quando diradò gli impegni giornalistici, collaborò a «Il Mezzogiorno», «Il Mattino», il «Corriere della Sera». Nel 1925 fu nominato direttore della Pinacoteca di Capodimonte. Tra i saggi da lui pubblicati: Giorgione (1894), La beata riva (1900), Sul fiume del tempo (1907).

 

 

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