Il musicista che amò vivere in deserta solitudine

    GIOVANNI TEBALDINI

 

 […] Se è doloroso scrivere della dipartita del povero Maestro, non è meno doveroso per un discepolo devoto ed affezionato dire di Lui – sia pure brevemente – e dell’opera sua.

G. Tebaldini visse in deserta solitudine; soleva dire: “Potessi finire i miei giorni ignoto a tutti e da tutti ignorato”.

Così infatti mi scriveva un poco prima della morte, addolorato da tante preoccupazioni ed ormai fiacco di forze fisiche e morali. Ma il Maestro era troppo consapevole del proprio valore per pensare di essere veramente, un giorno, ignorato. E come del resto ciò sarebbe stato possibile specialmente da parete degli studiosi e degli allievi che per virtù del suo sapere come per la nobiltà della sua anima meritarono ogni giorno di accostarsi alla fonte della vita e dell’arte?

La fede e la religione profonda furono due fattori ai quali Egli seppe ispirarsi per cantare con la Sua Arte il divino: come giustamente è stato scritto.

Si può dire che il suo dogma era quello del suo intimo Vincent d’Indy: “Tutto per la religione e la musica nella vita e oltre la vita”.

[…] Dire degnamente dei suoi lavori ci è impossibile. Le sue composizioni sono assai numerose come numerose sono le sue opere di critica e letteratura musicale; il tutto all’altezza di un musicista e un musicologo veramente dotto e profondo. Fu inoltre conferenziere elevato e ricercato e noi abbiamo ancora vivo il ricordo della sua voce e del suo dire quando fu a Paderno per commemorare il suo venerato maestro Amilcare Ponchielli.

[…] Poco tempo addietro, infatti, era stato richiesto [di nuovo] per la sistemazione della Cappella del Santo di Padova e per la nomina a suo direttore.

“Dopo lungo lasso di tempo – mi scriveva – sono stato chiamato ancora in causa. Ti terrò informato se da Padova arrivando a Brescia mi sarà dato di fare una capatina a Cremona. Al nostro incontro ti darò audizione dell’ultima Preghiera a Dio (bellissima) di Ada Negri che ho musicato in questi giorni”.

Povero e caro Maestro! E tutto questo a 82 anni!

Lo rividi ancora e lo abbraccia a Milano il  13 novembre del ‘46 nel Chiostro di Santa Barnaba dove in quella solitudine e in quella pace a Lui tanto care, lo trovai intento a lavorare ancora per la nostra grande arte ed anche in tale incontro, sempre rigido dei suoi principi. […] 

Giulio Azzoni1

 

(stralci da “La vita cattolica”, Cremona, 22 maggio 1952)

 

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1. Giulio Azzoni (Monticelli d’Ongina–Piacenza 1881 - …) studiò pianoforte e composizione al Conservatorio di Parma. Nel 1902 fondò a Cremona una Scuola dio pianoforte rinunciando all’offerta di una cattedra al Conservatorio di Malmö in Svezia. Ha collaborato a giornali e riviste scritti di argomento musicale.

 

 

 

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